conclusione 497 dalmato-istriane, e talora furono sobillate dai re d’Ungheria, i quali aspiravano a crearsi uno sbocco sull’Adriatico ; mentre Venezia, come esercitava il monopolio della navigazione sull’alto Adriatico, pretendeva la dipendenza economica di tutti i popoli costituenti il suo retroterra. Chi enumera più le diuturne contese fra la Serenissima e le città italiche aspiranti alla libera navigazione di quel mare e dei fiumi che vi mettevano foce? Protezionismo era scritto sulla bandiera di Venezia, libero scambio invocavano le consorelle minori. Eppure i secoli di queste quotidiane battaglie e dei più fieri duelli fra le repubbliche marinare sono quelli della maggior potenza italica sul Mediterraneo, il periodo del più rigoglioso traffico dell’Europa con l’Oriente, l’età aurea quindi anche per il nostro Adriatico ! Nel tempo stesso in cui Venezia riusciva a monopolizzare il commercio del proprio mare, lo sviluppo e la concorrenza di nuovi enti economici la preoccupavano e minacciavano. Parea che i suoi clienti tentassero sfuggirle. Allora, per legarli definitivamente a sè, per assicurarsi i mercati del proprio retroterra, si decise a quella politica d’espansione in terraferma, la quale in breve tempo la rese signora del territorio fra il mare e le Alpi, fra l’Isonzo e l’Adda: territorio ch’essa conquistò, dopo avere annientato i piccoli ma minacciosi staterelli che aveva alle spalle e dopo essersi portata con vantaggio contro i duchi di Milano. 32. — G. Cassi?