CONCLUSIONE 503 austriache, anzi mantenne vivo da noi l’irredentismo e rafforzò il desiderio di rivendicare quelle terre alla patria. Quanto poi all’espansione nei Balcani, i due stati finirono col trovarsi poco in armonia anche in questo scacchiere : in primo luogo, perchè l’azione austriaca si svolgeva da nord a sud, mentre quella italiana, appena potè esercitarsi, tendeva dall’Adriatico verso il Danubio e perciò i vantaggi che l’Austria cercava di procurarsi venivano ad intralciare gli interessi italiani e viceversa, anzi ne derivava che gli uni finissero con l’escludere gli altri; in secondo luogo, mentre il nostro governo appariva nei Balcani quale il difensore del principio nazionale, quello di Vienna agiva mostrando di non tenerne alcun conto. Ma dopo il 1908 la politica balcanica dell’Austria entra in un periodo di crisi. Nell’ottobre di quell’anno, mentre la Bulgaria proclamava la propria indipendenza dalla Porta, da Vienna si dichiarava la Bosnia-Erzegovina parte integrale dello stato; ma nel tempo stesso si rimetteva alla Turchia il Sangiaccato di Novi Bazar, ossia quel cuneo di territorio fra Serbia e Montenegro, che segnava una tappa in avanti per la penetrazione tedesca verso l’Egeo, tanto più che l’art. 25 del trattato di Berlino, al quale articolo l’Austria rinunciava insieme con il 29, gliene dava facoltà. Certo si è che il governo imperiale o non comprese allora l’entità di quell’abbandono o pensò