326 Iv’ADRIATICO Era naturale che la popolazione di Trieste si moltiplicasse. Ea città infatti, che nel 1740 contava soltanto 6000 abitanti, cresceva a 17.000 nel 1780, toccando cifre più elevate nei decenni seguenti fino a raggiungere ora i 230.000: in due secoli la sua popolazione diveniva quaranta volte più numerosa. Ea trascuranza poi della Repubblica, non soltanto verso l’esercito e la marina ma nei riguardi di tutto ciò che sarebbe valso a ridestare la vita economica, era enorme. Ee strade medesime e i corsi dei fiumi, per cui da tanti secoli s’incamminavano i traffici, erano deserti, tanto è vero, per riferire un esempio, che i mercanti di Cividale, anziché dirigersi a Venezia, preferivano recarsi a Trieste per la strada dell’ Isonzo ; e l’Austria, padrona di questo fiume oltreché dei corsi dell’Ausa e dello Stella, cercava attrarre su questi il transito specialmente del legname della Carnia, essendo interrato in alcuni punti il Ta-gliamento che per tanti secoli avea servito a quello scopo col trasportare all’arsenale il principale prodotto alpino ('). E così ci avviciniamo lentamente alla fine. Personaggi eminenti comprendevano a sufficienza che laRepubblica si trovava sull’orlo dell’abisso, e il doge Paolo Renier l’avea denunciato con quelle parole (*) Vedi il mio opuscolo: Porto Latisana, antico scalo commerciale del Friuli, Udine, 1909.