96 l/ADRIATICO sformò la maggior parte dei Greci in abilissimi navigatori. Nelle terre però, su cui Roma imperava, esistevano delle piccole nazioni, vivevano popoli e comunità pieni d’intraprendenza marinara, per i quali eran sempre vive e sacre le tradizioni navali. Non erano tali infatti tutte le spiaggie d’Italia, su cui aleggiava ancora il mito di Diomede e la leggenda d’Enea ? Ed erano appunto queste forze, disseminate in ogni parte dello stato latino, che aveano donato alla dominatrice i mezzi per abbattere la temuta Cartagine e l’egemonia punica sul Mediterraneo; erano queste forze che, saldamente unite e disciplinate, avevano inalzato la vincitrice alla signoria dei mari ! Bisognava perciò non abbandonare a sè stesse quelle preziose energie, perchè di loro poteasi ancora sentir bisogno in un istante di pericolo. Ed il pericolo non tardò a giungere. Roma, compiute quelle grandi imprese, ch’erano in fondo il retaggio delle guerre puniche, non si occupò di creare nel popolo latino uno spirito marinaresco, e mentre volgeva le sue cure più assidue a perfezionare l’esercito, mostrava una certa trascuranza verso la marina da guerra. Ed ecco perchè vi furono due momenti critici in quel periodo di storia della grande repubblica, in cui essa affermava la sua sovranità sul Mediterraneo ed ogni altro dominio o cedeva o s’inchinava davanti ad essa. Due momenti critici: l’uno dal lato po-