446 l’adriatico È un appello alla forza commerciale d’Italia la parola del Valussi; un incitamento ad entrare in gara nell’Adriatico con gli altri popoli ed a superarli, per non lasciarsi sopraffare: appello ed incitamento che partono da una premessa, la quale sintetizza il pensiero economico e politico dello scrittore: «L’Italia è certo molto più di Venezia; eppure sull’Adriatico essa è minore di quello che fu Venezia, e non può a meno di esserlo ». Il grave problema, che nel Valussi è adombrato da quelle parole, cerca attraverso l’attuale situazione europea quella via d’uscita che non può essere che una, ed è la rivendicazione dell’altra sponda all’Italia. La grande guerra ch’oggi si combatte, non l’ha dissepolto ma reso maturo, perchè l’Adriatico è divenuto negli ultimi vent’anni il tema preferito per chi voglia occuparsi di politica estera, tanto che esso fece spesso capolino nel pensiero e negli scritti degli stranieri. Alcuni di questi, estranei alla questione, sono perciò più sereni nel giudizio; mentre altri, occorre avvertirlo, hanno interesse a risolvere il problema dal punto di vista dello stato cui appartengono. I fini di questo lavoro non mi concedono un vero e proprio esame di tutto ciò che fu scritto da studiosi, da uomini politici, da pubblicisti intorno all’argomento. Mi limiterò adunque ad esaminare brevemente alcune opinioni di stranieri. Il Benoist ('), contemplando il caso dello sfa- (*) « L’Europa senza Austria » (Revue des Deux Mondes,