VENEZIA E I TURCHI 333 poformio era già preparato fin dal 1769 ; altro non occorreva all’Austria che intendersi col vincitore. Onde si ebbe la strana soluzione che quello che gli Asburgo non riuscirono ad ottenere dai Roma-noff, con i quali smembrarono due volte la Polonia, poterono conseguire dal rappresentante d’una repubblica democratica ch’era agli antipodi della politica austro-russa. La storia ha di queste enormi contraddizioni ! E così s’arrivò all’estate 1796 in cui le terre venete, già percorse dagli Imperiali, furono violate anche dal Bonaparte. Vero è che dopo le minacce che questi aveva fatto alla Repubblica il 31 maggio, il Senato, scosso dal torpore, s’era disposto ad armare, ordinando leve nell’ Illirico e concentrando la flotta nell’alto Adriatico; ma poi per compiacere la Francia limitò la difesa all’estuario. E così i belligeranti se la fecero da padroni, disputandosi città, fortezze, punti strategici appartenenti alla vecchia repubblica. La quale da questo momento iniziò quegli atti di estrema umiliazione che toccarono il loro epilogo nella fine del governo votata dall’organo maggiore il 12 maggio 1797. Non s’era dato mai il caso singolarissimo che un regime, per quanto decrepito, si decretasse la morte ! Accenno ai punti capitali. Nel maggio 1796 il Senato, per compiacere il Direttorio, sfratta da Verona il Conte di Provenza; nel marzo 1797 assiste, impotente a reagire, alle ribellioni di Ber-