CONCLUSIONE 521 potenza ma senza veri sbocchi naturali o almeno « proporzionati alla sua mole, si comprende facilmente come quello stato tentasse correggere l’opera del destino e cercasse modificare la sua corporatura geografica, tentando di estenderla fino al bacino marittimo che più gli sembrava agevole conquistare. Ma per correggere un errore, cadde sùbito in uno A più grave : grave, intendo, per le conseguenze che ne derivarono. Voglio dire che l’Austria, per incamminarsi verso l’Egeo, finì col violare le ragioni nazionali dei popoli balcanici e ne scaturì come effetto ultimo la conflagrazione europea. La storia ci prova che i bisogni, le aspirazioni, la grandezza medesima d’uno stato non devono trovarsi in antitesi con la sua struttura geografica o, dirò meglio, non devono essere contraddetti da quelle leggi che assegnano ad un paese libere e sicure comunicazioni col mare. Orbene, quest’antitesi la riscontriamo ndl'Austria-Ungheria, alla quale la sorte donò pochi ed insufficienti sbocchi marittimi, tanto che essa ha cercato e cerca procurarseli, ed a qualunque costo, per altra via che non sia quella dell’Adriatico. Le vicende dell’attigua monarchia dal trattato di Berlino ad oggi attestano che essa medesima considerò non l’Adriatico ma l’Egeo come il bacino naturale per la propria espansione commerciale e marittima. Tali considerazioni non si possono dire esaurienti senza un raffronto fra la penisola balcanica e la nostra.