AUSTRIA, FRANCIA, ITALIA 431 come, in uno del 1310, Stefano, bano di Schiavonia, garantisce sicurezza di persona e libertà di traffico ai Veneziani che passano per le sue terre; ed in altro, del 1314, Maladino, che s’intitola bano di Croazia e di Bosnia, e Paolo de Birberio, che s’appella conte di Traù, aprono trattative col doge, il quale accoglie il primo sotto la sua protezione. In complesso adunque erano i principi slavi ch’invocavano la sovranità di Venezia. Questa li ricompensava talora generosamente; ed un tal Radoslavus Lu-bantii de Scardona, di cui essa lodava il valore e la fedeltà, veniva nel 1321 accolto nella cittadinanza veneta. Che però in complesso Venezia tenesse gli Slavi in un concetto d’assoluta inferiorità rispetto ai propri sudditi della Dalmazia, lo attesta una delle clausole del patto del 1247 fra lei e Zara: Jadretini parentelas non contrahent cum Sclavis, nec eos inter se recipient ad habitandum, nisi secundum volun-tatem domini ducis Venetiarum: il che era naturalmente subordinato all’impegno di non stringersi in lega con i corsari nè di dar loro soccorso o ricetto. L’obbligo di cui sopra è ripetuto nel 1273, ma vi si legge pure che in via eccezionale è concesso ad un tal Raynerius de Varieasso (che doveva essere d’origine slava) di sposare la figlia, nata da madre spalatina, ad uno di Schiavonia, ma a patto ch’essa rinunci ad ereditare i beni che il padre aveva in Zara. Si cercava adunque di tener lontani il più possibile gli Slavi dalla costa !