34« L’ADRIATICO istruzioni al generale Villetard di non lasciar nulla nello stato veneto che potesse servire all’Austria per la creazione d’una marina. E infatti col decreto il novembre il Generalissimo aggregava alla flotta francese le dodici navi venete ancorate a Corfù; e successivamente il Serrurier affondava, i legni minori di Venezia, si portava via i maggiori, metteva in vendita le vele, il sartiame, le àncore, faceva perfino ardere il Bucintoro per cavarne le dorature, insomma spogliava tutto l’arsenale, dopo aver fatto spezzare le navi incominciate. Questi fatti, anziché scusare, aggravano però la colpa del Bonaparte, perchè attestano in modo inconfutabile ch’egli li commise non per vandalismo o rapina ma per riparare, nei limiti del possibile, all’errore di avere dischiuso allTmpero la porta dell’Adriatico sulle rovine d’un’àntica e gloriosa repubblica marinara. Insomma anche mercanteggiando ciò che non appartiene, nei negozi politici convien badare agli effetti che ne derivano al proprio ed agli altri stati. I/odio non è un elemento politico; in ogni caso la punizione inflitta a Venezia fu enormemente sproporzionata alla colpa (se vera colpa c’era) ; nè appariva motivo alcuno perchè fosse gettata in braccio allo straniero. Se in tal modo agì uno dei contraenti, l’altro non fu certamente mosso da amore ma da un calcolo politico rispondente ad un piano determinato che al Còrso sfuggì o ch’egli non si curò d’esaminare.