i66 I,’ADRIATICO come, ad esempio, nell’investitura concessa da Leone IX ai Normanni, dopo lo scontro di Civita, racconto ornai contraddetto dalla critica storica; e, per risalire più addietro, nella famosa donazione costantiniana, combattuta dalla critica del Valla e sfatata dal tempo. Il matrimonio di Enrico VI con Costanza, ossia la fusione della Casa sveva con i Normanni di Sicilia, veniva nel 1184 a determinare un grave pericolo per Venezia, che vedea nelle forze marittime normanno-imperiali un attentato alla sua supremazia sull’Adriatico; e costituiva inoltre una seria minaccia per lo stato bizantino, contro il quale il Barbarossa concepiva vasti disegni di conquista. Da ciò l'alleanza greco-veneta del 1187, nella quale i due contraenti si concedevano reciproci vantaggi e formavano una lega offensiva e difensiva contro i nemici comuni. E vero che, esaminando partitamente i capitoli del patto, noi troviamo che essi erano, come osserva il Manfroni ('), più vantaggiosi per Venezia, e ciò perchè questa si trovava in condizioni più felici deH’impero d’Oriente. Ma io osservo anche che le due potenze si consideravano e trattavano alla pari, come due stati che mai non avessero avuto tra loro dei rapporti di subordinazione. E così i patti del 1187 e, aggiungiamo pure, quelli conchiusi nel 1198 con l’imperatore Alessio III (*) Op. di., p. 272 e segg.