478 l’adriatico peri centrali non è soltanto quello d’immobiliz-zare l’Italia ma di creare diffidenze fra essa e la Francia. Si può dire che tutti gli altri organi parigini condividano lo stesso pensiero circa i negoziati in questione; e ricorderò VEcho de Paris, pure del 12 marzo, il quale riconosceva l’assoluta impossibilità che l’Italia abbia ad occupare pacificamente Trieste, ed il Journal des Débats, che esprimeva la medesima idea affermando inoltre che l’Italia intende entrare nel gran conflitto per uscirne con la liberazione delle terre soggette all’Austria, col predominio adriatico e con ampie prospettive sui mari di Levante. E pochi giorni dopo il Temps, il Matin ed il Figaro, mostrandosi scettici circa la riuscita delle trattative italo-austriache, mettevano ancor più in evidenza il pericolo tedesco sull’Europa, aggiungendo che se l’Italia non coopererà per abbatterlo, non giungerà mai a Trieste nè conseguirà la signoria dell’Adriatico. Nella stessa guisa si esprimeva la stampa inglese; e il dott. Dillon, nel Daily Telegraph del 12 marzo, osservava poi che, avendo gli attuali avvenimenti determinato la scomparsa dell’influenza austriaca in Albania, il problema albanese ritornava sul tappeto e che, essendo la Triplice Intesa favorevole a che la Serbia giunga all’Adriatico anche attraverso quella regione, necessitava la conclusione d’un accordo, non difficile a raggiungersi, fra Roma e Belgrado. Però, qualche