AUSTRIA, FRANCIA, ITALIA 409 fiducia ch’ei godeva nell’armata ed altre ragioni consimili; ma non sapremo prescindere da un motivo d’ordine superiore e di carattere politico, il quale consiste nei legami che ci avvincevano alla Francia e, diciamolo pure con rammarico, nella subordinazione della nostra direttiva ai fini della Corte parigina. Io non so nè si conosce ancora se sieno stati stipulati, ed in quali termini, dei patti segreti fra il nostro governo e quello di Napoleone III. Certo ripugna il sospetto che tali patti non sieno stati nè puri nè degni della nostra tradizione; od almeno ci addolora il pensiero che non sieno stati redatti con sufficiente chiarezza od attuati con fine maestria. Ma perchè, ad esempio, non si vollero accettare i piani proposti dallo Stato maggiore prussiano, ossia uno sbarco in Dalmazia onde sollevare l’Ungheria e colpire l’Austria nel cuore? Non possedeva l’Italia una flotta sufficiente all’uopo, al confronto di quella nemica ch’altro non era se non una parvenza di marina militare? Non era quello (a parte i consigli del Moltke) il disegno tanto accarezzato fin dal ’61 dal re e consigliato dal generale Tiirr? Orbene nel ’66 Vittorio Emanuele non aveva mutato opinione; il Kossuth, il Klapka ed altri esuli, d’accordo col Comitato ungherese, spronavano l’Italia ad agire in quel senso. C’è di più. Fo stesso Napoleone III (strano a dirsi !) consigliava l’impresa. Ma il Famarmora non voleva saperne di sbarchi in Dalmazia; e