488 i/ADRIATICO divinizzati eroi ellenici, diffuse tradizioni e leggende che si riferiscono alle rive del mar Egeo, al Peloponneso, a Creta, all’Asia Minore. Chi non ricorda che Padova attribuì la sua fondazione ad Antenore, giunto con una schiera di Eneti dalla Paflagonia? Ed Enea nelle sue varie peregrinazioni non giunse infatti all’ingresso dell’Adriatico per poi dirigersi al Tirreno, piantando nel Lazio i segni maestosi di Roma? Tutte le popolazioni adriatiche vantavano origini grecoorientali e le attribuivano ad eroi; cosi gli Illei, i Peucezi, gli Iapigi, i Dauni, per tacere d’altri, veneravano come loro capostipiti rispettivamente un Ilio, un Peucezio, un Iapige, un Danno, nella stessa guisa che sul Tirreno e l’ionio gli Enotri dicevansi discesi da Enotro ed Enotria chiamarono la nostra patria. Anche del viaggio degli Argonauti fu vivo per molto tempo il ricordo fra i Liburni nell’alto Adriatico, ed una versione vorrebbe infatti che quegli audaci navigatori tornassero dalla Colchide risalendo il Danubio e di qui passassero nell’Adriatico per la Sava e l’Isonzo, giacché antichissimamente si credeva che questi due fiumi fossero due rami del Danubio. Ma soprattutto della leggenda di Diomede risonò un tempo l’una e l’altra riva del nostro mare. E siccome accanto all’eroe argivo, che combattè nella guerra troiana, vi fu un Diomede re di Tracia, ch’era grande allevatore di cavalli ma che aveva