EGEMONIA DI VENEZIA 253 esse la Repubblica cercava « di crearsi una posizione privilegiata sulla riva occidentale dell’Adriatico, esercitando una funzione di tutela su alcune città delle Marche, per farsene un punto di appoggio contro la potenza ancora indipendente di Ancona » (x). Importante pure è il trattato con Fermo del 1260, secondo il quale Venezia ritraeva il grande vantaggio di poter estrarre da quella città (come del resto da tutti i porti marchigiani) grano, olio, vino e commestibili in genere, la cui esportazione, caso singolare, non era vietata, come avveniva negli altri comuni d’Italia. Notevoli pure i patti segnati con S. Elpidio, Camerino, S. Severino ed Ascoli: questo, più importante degli altri, è del 1326. In quei centri la Repubblica importava lino, bambagia, ferro greggio e lavorato, tela; e contemporaneamente alla sua espansione sulla riva Che siede tra Romagna e quel di Carlo, essa istituiva il « Capitano della riviera della Marca » (2). Era perciò naturale che molti di quei patti, segnati più per timore che per libero consiglio, i quali perciò vincolavano ogni iniziativa, determinassero talora una reazione in quegli stessi che li avevano forzatamente accettati. E, come rilevo dal Pasolini, un portavoce del malcontento e dell’avversione contro la repubblica di S. Marco ritrovasi (1) Luzzatto, op. cit. (2) IvUZZATTO, Op. cit.