AUSTRIA, FRANCIA, ITALIA 44I Non conviene però nè esagerare l’animo nè precipitare le decisioni. Noi dobbiamo tener ferme certe premesse e considerarle come fondamentali per le nostre direttive di libera e grande potenza. E quando in qualunque istante della nostra vita politica, così alla vigilia di entrare in azione come nelle sedute d’un congresso, chiederemo le isole dalmatine con tutta la sponda orientale dell’Adriatico fino alla Narenta, vale a dire fino a 200 km. più a nord dell’antico confine della Dalmazia romana, noi reclameremo, è vero, ciò che per diritto nazionale ci spetta, ma soprattutto domanderemo le condizioni necessarie per la nostra esistenza. Bisogna partire dal concetto che quella forza che ci minaccia sull’Adriatico e che quindi compromette la nostra vita nazionale, non è nè lo slavismo nè il germanesimo nè il magiarismo, ma una potenza, o slava o tedesca o ungherese o mista insediata sull’altra sponda. Non quindi dei piccoli stati, quali la Serbia ed il Monte-negro, ci incutono timore, anche se spalleggiati dalla Russia, la quale tende al Mediterraneo per la via del Mar Nero e dell’Egeo; e neppure una Serbia ingrandita, purché sia esclusa dalle isole e dalla maggior parte della costa dalmatina. Fin che esisterà, il vero ed unico nostro nemico sull’Adriatico sarà l’Austria-Ungheria: sarà questa la perenne minaccia alla nostra indipendenza. Occorre però che le nostre aspirazioni sull’altra sponda sieno -misurate: il che non è difficile rag-