398 I,’ADRIATICO blocco austriaco. Era però troppo poco per gli assediati; e d’altra parte quel comandante sen-tivasi esautorato in causa degli stessi avvenimenti. Infine, dopo l’infausta giornata di Novara, l’Albini, che alla ripresa delle ostilità non aveva avuto istruzioni di sorta e perciò era rimasto inattivo in Ancona, ebbe ordine di far vela per Genova ('). Il governo provvisorio veneto s’era potuto procurare una piccola flotta; ma in essa apparvero immediatamente sintomi gravi d’indisciplina. Per di più, come dopo si seppe, il contrammiraglio Bua ed altri suoi fidi si proposero, specialmente quando l’astro di Carlo Alberto cominciò a tramontare, di tenere una condotta equivoca, tale che poi non dovesse spiacere all’Austria (2). In complesso adunque non si diede molta importanza alla preparazione d’un naviglio. E così l’antica regina dell’Adriatico rimase, per un errore iniziale dei suoi reggitori, pel tradimento d’alcuni suoi combattenti, per malafede di principi, esposta alle vendette dell’Austria, le cui forze marinare avrebbero dovuto in questa occasione cadere, senza più risorgere, sotto i colpi della rivoluzione trionfante. Proprio nell’istante supremo in cui Venezia, dopo la caduta di Roma, stava per ricomporre il (*) Desumo queste notizie dal Randaccio, op. cit, voi. I passim. (2) Marchesi, op. cit., p. 118 e 119.