AUSTRIA, FRANCIA, ITALIA	397
lagunari, ai quali s’unirono poi tre barche cannoniere fuggite da Pola.Non bastava però. Occorreva acquistare altre navi, tanto più che parecchi ufficiali di marina dell’armata austriaca, esonerati dal comando, avevano raggiunto Venezia.
  V’era insomma necessità di preparare la fiotta per il cimento, ma il nuovo governo era lontano dal ritenerlo probabile e in ogni caso faceva assegnamento sul naviglio napoletano meglio allestito ed in quello sardo. Ma il primo partì da Napoli guidato dal De Cosa, che aveva segretamente ricevuto dal re l’ordine di non combattere contro l’Austria; il secondo, con a capo l’Albini, giunse il 20 maggio ad Ancona, il 22 era a Venezia, il 23, con il napoletano ed il veneto, a Trieste. Ma la città non si mosse e d’altra parte l’Albini comprese che il De Cosa aveva l’ordine di non attaccare, ed allora pensò di smantellare i due forti austriaci alla foce della Vivenza, il che non gli venne fatto. Finalmente pose il blocco a Trieste (15 giugno). Ma allora la Dieta germanica protestò in nome della Confederazione cui apparteneva quel porto fin dal 1818. Il governo piemontese accolse la protesta e dopo l’armistizio Salasco richiamò la squadra. Quella di Napoli era già partita dal giugno.
  Veramente il capo del naviglio sardo non lasciò immediatamente l’Adriatico; anzi, ritiratosi ad Ancona, comparve altre volte dinanzi alle Fagline con l’effetto, se non altro, d’impedire il