BARBARI E BIZANTINI 183 timi anni di quel secolo sono pieni di imprese corsare, triste vergogna per tante illustri città marittime che nel passato aveano preso, e più volte, le armi per combattere l’iniquo flagello. Iya guerra veneto-pisana che si combattè, per le solite rivalità in Oriente, sullo scorcio del sec. xi, ne è il più valevole esempio. Ed a questo proposito non tacerò che, a rintuzzare le audacie dei Pisani, che dopo avere nel 1195 percorso tutto l’Adriatico, depredavano, con centro d’azione in Brindisi, i legni veneziani traversanti il canale d’Otranto, la Repubblica obbligò la cittadinanza brindisina ad astenersi dal favorire i Pisani. In tal guisa essa pose la città sotto la sua tutela, come avea fatto per Fano, come avea fatto per le comunità dalmate ed istriane, con la differenza però che il protettorato sulle città italiche era soltanto di carattere politico-morale, diretto cioè ad impedire che levassero troppo alta la testa o dessero mano forte ai nemici di S. Marco, mentre sulla riva orientale si mutò col tempo in una vera e propria sovranità. Solo in tal modo si spiegano gli atti di ribellione da parte delle città dalmato-istriane e special-mente di Zara, recidiva ben più delle consorelle, in quanto che, per la sua posizione, era vagheggiata dai re ungheresi, i quali ne ambivano il possesso al fine di crearsi uno sbocco nell’Adriatico, e a tale scopo ne favorivano il malcontento e le insurrezioni contro Venezia. Della prima ribellione di Zara, che è del 1044,