BARBARI E BIZANTINI 173 si andavano rendendo sempre più infeste alla libertà dei traffici, man mano che i successi ne moltiplicavano l’audacia e la licenza. Esse vennero a costituire un vero pericolo per Venezia allorché questa, nella prima metà del sec. ix, dovette pure affrontare le incursioni degli Arabi. A nulla approdarono le trattative che la Repubblica intavolò con i nuovi corsari, nè valsero le minacce armate, perchè essi, oltreché assalire le navi mercantili, depredavano anche il litorale veneto e Giovanni Diacono ricorda nella sua « Cronaca » il saccheggio di Caorle (841). Per questi motivi Venezia, assicuratasi dalle minacce dei Musulmani, iniziò nell’870 quella serie di spedizioni, che dovevano alla fine stabilire il suo primato sulla costa orientale, attraendo a sè ed alle comunità protette il commercio di tutto quel bacino. E come nel ni sec. a. C. la pirateria era consentita, anzi incoraggiata da Teute, regina d'Illiria, nella seconda metà del ix avea per connivente un piccolo sovrano, Damagoi, bano dei Croati; ma questi fu vinto nell’870 e varie torme di corsari catturate negli anni seguenti. Il che tornava di vantaggio non soltanto a Venezia, ma alle stesse città marittime dellTstria e della Dalmazia, dalle quali la Repubblica veniva salutata come liberatrice. E strano però che un’impresa, cominciata con buona fortuna, non conducesse sùbito alla distruzione della pirateria ed anzi fosse seguita negli