182 25 Novembre. AL POPOLO ROMANO ED A TUTTI GL’ITALIANI SUOI FIGLI E LA GUERRA A COLTELLO. Jilea est uhi o et ego relribuam in tempore ut labntur pes eorum : juxtu còl dies per (lìtio nis et adesso fe sii nani tempora. È mia la vnndo’ta ed a tempo io provveder'» acciocché i loro piedi sdrucciolino. 11 giorno delia loro perdizione é vicino ed essi lo aiìrettano. Deut. XXXII. 55. Ascolta, o popolo Romano, la mia voce: udite, o Italiani miei figli, le parole della vostra gran madre Italia, tutti serbatele nel memore petto, consideratele colla mente, fatele seme ai nemici di pentimento e vergogna, ed a voi ed a me di contentezza e di pace. Grazie io ti rendo, o figlio delia mia destra, o mio popolo romano; io ti rendo grazie dal letto de’miei dolori e dal guanciale delle mie lagrime. Quantunque tormentata dall’angoscia, divorata dall’amarezza ed oppressa dai mali, pure io non allontano lo sguardo da te un solo momento; io medito le tue orme prudenti ed a ciascuna l’anima mia esulta, e oggi trova virtù di confortarti coi ringraziamenti e coi voli, perchè io ho sempre riposta ogni mia speranza in le solo, e mi serbo in seno questa fiducia, che tu solo sarai la mia salute, o mio popolo, tu solo. Mentre i tiranni sono solleciti solamente di conservarsi le divise mie vesti e litigarsene i brani, come i cani si contrastano l’osso dei tri vii, in pensi lavarmi la vecchia ignominia delle rugginose divisioni, o mio popolo, tu solo. Mentre i parlamenti mostrano credere che, ottenuta la fanciullesca licenza della tribuna nulla più manchi alla felicità della patria, tu sei prodigo di sangue, per restituirmi all’onore di nazione libera e indipendente fra le indipendenti e libere nazioni, o mio popolo, tu solo. Mentre governi di ogni colore si soppiantano con velocità meravigliosa e scandalo mortale di egoismo, 0 sfannosi cullandoTon incertezza codarda e negligenza inescusabile, tu corri, senza badare ai mezzi, nè turbarti degli ostacoli, nò guardare a destra o a sinistra, all’unico e semplice scopo della mia piena e perfetta redenzione, o mio popolo, tu solo! Grazie o stirpe risorta dei magnanimi Quiriti; solenni grazie rende a te la tua madre Italia, o famiglia immortale dei Bruti, dei Gracchi e dei Marii. Or dove sono coloro che crollavano il capo sovra questo figliuolo della mia virtù antica, e dicevano — il popolo romano che fa? Dov’è questo popolo grande, speranza d’llalia? Roma è uscita un momento dalle rovine, ma vista l’ira dei re, si ricoverò novellamente c picchiandosi il petto nelle catacombe, levò un istante il capo dal Tevere, come donna curiosa, ma udita la minaccia dei neri figli di Belial, ri luffavaio impaurita nelle onde. Mal speri, o Italia, il popolo è morto —