2GG Ai geli, alle nebbie, all’orride selve Ritornino ai covi le nordiche belve. I nostri fratelli nei ceppi frementi Dal barbaro giogo vogliamo redenti. Che madre di schiavi l’Italia non è. Presto, all’armi! in questa terra ec. Il vii che frangesse la fede giurata Spuntare non vegga la grande giornalai Colui che dell’armi la prova ha temuta Non è nostro sangue, l'Italia il rifiuta, Che madre di schiavi l’Italia non è. Presto, all’armi ! in questa terra ec. Il dì della pugna fia giorno giulivo. Sol dopo gli allòri il mirto e 1’ ulivo, Finché non son lungi le squadre straniere Amori soltanto son armi e bandiere, Che madre di schiavi l’Italia non è. Presto, all’armi! in questa terra ec. 8 Dicembre. QUATTRO PAROLE AI VOLONTÀRII VIENNESI DELL’ ARMATA AUSTRIACA IN ITALIA. Cittadini di Vienna! Nuovamente m’avvicino a voi, degni uomini del marzo, a parlarvi il linguaggio della ragione e del cuore, del diritto e della giustizia. Essere giusto e difendere la giustizia, questo è il primo ed il più bel dovere dell’uomo; ed un parlar franco ed aperto è la indispensabile condizione di esso. Ascoltate dunque queste poche parole,- comandate dall’umanità e dalla giustizia. Che taluno disapprovasse con gesti e colle parole le mie osservazioni, m’importa poco; non io parlo a gente di sii" latta natura, ma parlo agli uomini, che abbiano criterio e cuore sufficiente a potere e volere distinguere la luce dalle tenebre, la verità dall’ipocrisia, la tirannide dalla libertà. Senza ch’io mi perda nelle inutili prove del diritto di libertà ( ciò che creature metlernichiane vogliono a Vienna non meno che in Italia negare ) parlerò tosto.del diritto della indipendenza delle nazioni. — Ogni nazione ha diritto di esser indipendente; poiché, qual è il popoloche possa in giustizia tener dipendente da sé un altro popolo?—Perciò ogni nazione non ha soltanto il diritto, ma anche il dovere di procurarsi la indipendenza; c se le vili macchinazioni della, grazie a Dio!, per sempre cacciala politica dei tempi passali la sacrificarono all’idolo dell’egoismo, eli’è miserabile, indegna ed infame, se sopporta il giogo della dominazione dello straniero, il giogo del tiraìineggiante despotismo. Pensate agli anni gloriosi che diedero principio al secolo presente! Allora vi alzaste tutti come un uomo solo, fermi nel proposito di non cedere, finché non