115 diluenti del governo toscano sicno accolti favorevolmente dal governo presso il quale lo rappresenta. Firenze li 7 novembre 1848. Firmati G. Montanelli — F. D. Guerrazzi — M. D’Ayala— F. Franchini — G. Mazzoni — P. A. Adami. 44 Novembre. Torino 7 novembre. Vienna è bombardata!... Ferdinando di Absburgo, imperatore d’Austria, ebbe invidia di Ferdinando Borbone, re delle Due Sicilie : e ornai i popoli non hanno più nulla da imparare dai re e dagl’imperatori. Le bombe e la mitraglia fecero tale scuola, che per anni e per secoli non sarà dimenticata. A Venezia intanto trionfa l’Italia. Quei prodi, che difendevano ie adriache lagune dagli insulti del Croato, discesero a terra, e lo percossero, e lo respinsero; e già a Padova, già a Vicenza tornerebbe a sventolare il nostro glorioso stendardo, se le esitazioni del Piemonte non arrestassero l’entusiasmo italiano. Nelle romane provincie ferve l’impazienza della guerra. Pio IX, che prega e che piange, non ha potestà di addormentare la valorosa Bologna, c di far recitare salmi penitenziali a Cesena, Forlì, Rimini, Ancona e Ravenna. Se è vero che alla stola del sacerdote disconvenga la spada del guerriero, Pio IX ci pensi; e sia pronunciato una volta il divorzio dello scettro e dell’aspersorio. In Toscana, Guerrazzi e Montanelli provvedono sollecitamente all’esercito e pensano alia guerra. Invano vorrebbero far ostacolo ai due gagliardi gli aristocratici del palazzo vecchio e i sofisti del Parlamento. La potenza dei coraggiosi ministri sta nel popolo, clic li ha creali ; e il pregiudizio e il sofisma che mai possono contro il popolo? Gran chiasso fece la Gazzetta di Milano per un breve sopravvento degli Austriaci a Chiavenna. Non sono essi forse cacciati e sconfitti sulle rive del Vcrbano e del Lario, sui monti di Bergamo e di Brescia, nelle valli d’Intclvi, sulle rupi dello Stelvio e sotto le mura stesse di Como? Quelli che, in odio di Mazzini, fan plauso nei logli di Torino agli insulti della Gazzetta di Milano, fan prova di essere ben poveri di mente e ben tiepidi di cuore. Dalla tavola statistica (che pubblica il Messaggiere Torinese), può scorgere ognuno come l’Italia, anche senza il Piemonte, °ra che le truppe austriache sono in dissoluzione, possa mostrarsi in battaglia, e gettare risolutamente il guanto un’altra volta. Se la monarchia piemontese rifiuta la prova, il popolo italiano combatterà per sè, e sa,,à sua la vittoria. A Genova cominciò a grondare il ci vii sangue. Le armi destinate contro VAustriaco si volsero contro petti fraterni. Tanta lentezza in cospetto del barbaro, e tanta sollecitudine a sfidare le ire cittadine?... Quanto a noi, abitanti della capitale;, clic abbiamo da antico la riputa-