401 di pertiche e nulla più, fondò là uno stalo, maraviglia a dirsi, senza territorio; che (pici reprobo sito, dove non vegetazione, non acqua bevibile, non materiale da costruzione e nemmeno spazio per innalzarvi edifizii, divenne una delle più belle e cospicue città, non solo d’ Italia , ma del mondo. Che da quelle paludi, come per incanto, uscivano sempre nuove armate per correre a rovesciare un grande impero c raccogliere le dovizie deli! Oriente; che que’fuggiaschi l'uro n visti tener la bilanciapolitica deirEuropa, signoreggiare i mari, farsi tributarie tutte le altre nazioni; dirò infine che, se 1 Italia, se l’Europa non è turca, se è ancora cristiana, Dio ha voluto che dipendesse da Venezia. Adesso sapete che cosa è Venezia, e se qualcuno verrà a dirvi che noi non c’entriamo con Venezia, sarete in grado di rispondergli per le rime. Ma sentile. Da Venezia parte un grido, un grido che muove a pietà e spezza i cuori più duri, un grido di aiuto, aiuto. Glie è mai avvenuto di sinistro a Venezia? 1 Tedeschi', che hanno invaso la Lombardia, che hanno occupato Piacenza, Parma, Modena, Bologna c minacciato il Piemonte, assediano Venezia, vogliono incatenare anche il ieon di s. Marco, non vogliono palmo di terra in Italia, che sia libero. Ecco che cos’è successo a Venezia. I Veneziani, credi d’immenso peso di gloria, credi degli spiriti eroici de’ loro maggiori non vogliono cedere , combattono e combatteranno lino all’ultimo sangue. Viva Venezia! Cosi avessero fatto tutte le città d’Italia, così avessero permesso che facesse Milano I 11 co-raggio a Venezia non manca, armi ne ha, uomini ne ha, e tali uomini che sapranno morire per la causa d’Italia : ma ha bisogno di danari e di pane, e Venezia vi domanda danari e pane. Vi sarà ancora chi dica: che imporla a noi di Venezia! Vi saia chi dica: son troppi i bisogni nostri, porche si possa pensare agii altrui? Sarebbe lo slesso che se il piede dicesse alia gamba : che imporla a me delia gamba ? Sarebbe lo stesso che se la lesta dicesse allo stomaco; sei maialo? Tienli il Ino male, voglio pensare a me; di le, o stomaco, non mi curo punto. Bisogni nostri ! dicono. Ma per Dio ! il primo, il più urgente bisogno d’uu popolo non è la libertà, l’indipendenza, la nazionalità? E questa iibertà, questa indipendenza, questa nazionalità, eh’è l’anima d’un popolo, che è la vita della vita d’un popolo, è ella sperabile per l’Italia finché una parte d’Italia è schiava , e tanto più se una parte cosi vitale, com’è Venezia? Ve lo hanno detto cento volle, ed io ve lo dico per la centesima una; l’Austria padrona di Milano o di Venezia o di qualsiasi parte d’Italia, è padrona di tutta l’Italia. L’Italia non avrà mai più leggi sue, politica sua, commercio suo; in una parola non v*vrà più della sua vita. Vita! Che cosa è vivere? Mangiare e bere e vestir panni? Se è cosi, lasciate di coltivare i vostri campi, di accudire ai vostri interessi: ne assumeremo noi la cura; lasciate di prendervi pensiero delle vostre famiglie, di tutelare i vostri diritti: penseremo noi a tutto, e vi daremo da Mangiare e da coprirvi. Come, come? oh! ¡‘uomo, voi dite, non vive di solo pane, vive dell’esercizio de’suoi diritti, delle sue facoltà delie sue libertà, vive delle cure e delle affezioni di famiglia, vive delh/sua digiti-