223 il ministero Casati, sorto dalla maggioranza a dare le sue dimissioni, per collocare al luogo suo uomini, che appartenevano alla minoranza: e costoro, prima ancora clic quel ministero cessasse di essere mallevadore del governo davanti alla nazione, venivano a trattati colle potenze estèrne, violando così manifestamente le guarentigie dello Statuto. Quando ebbero raccolto nelle mani proprie i poteri straordinarii, che già s’erano preparati colla legge del 29 luglio, si diedero a usarne c abusarne ampiamente in varii modi, imponendo perfino un gravissimo prestito forzoso, che non poteva avere alcun giusto motivo salvochè nella necessità di sostenere la guerra dell’indipendenza. E mentre la natura stessa e il tenore preciso della legge del 29 luglio dovevano consigliarli a servirsene con somma parsimonia, e soltanto in ordine alla guerra, essi ne usarono senza ritegno alcuno, ne pigliarono occasione a promulgare leggi di polizia, d’istruzione pubblica ed altri ordinamenti interni ; e per aver campo ad abusarne vieppiù, prorogarono il Parlamento un mese oltre il termine stabilito. Oltre di ciò, dove il ministero Casali, unificando la causa del Piemonte con quella della nazione intiera', aveva chiesto ed insistendo avrebbe senza fallo ottenuto dalla Francia un sussidio, i nuovi ministri sostituirono al sussidio la mediazione; per la quale venivano posti momentaneamente in sicuro gl’interessi del Piemonte, malamente intesi, e per contrario si lasciavano in grande pericolo quelli della nazione. E per quella stolta sicurezza d’ una pace qualunque non disutile al Piemonte, non furono con bastevole vigore spinti gli apparecchi di guerra, e vennero con poca utilità sciupali infiniti tesori. Pertanto gli uomini che capitanavano quel partito, il quale dal giugno in poi ciecamente a nome del Piemonte avversava la causa nazionale, e nella opinione dei popoli riuscì miseramente a distinguere l’uno dall’altra, sono i medesimi che oggidì ci governano: e quella politica, che seguitavano essendo deputati, mantengono ora che sono ministri. Ostentando avere davanti agli occhi sopra ogni cosa la loro provincia ed essere mossi unicamente da sollecitudine di serbare intiera l’individualità piemontese, rifiutarono la Confederazione italiana, sostituendovi una Lega, che non poteva riuscire e non riuscì. Paurosi soprattutto dell’ entusiasmo, nulla •beerò per ridestarlo nel popolo, dimenticando che a quello appunto andiamo debitori di (pici beni che ora godiamo, e che è somma stoltezza v°ler condurre a termine un’ impresa con altri mezzi da quelli con cui •»bene incominciata. Amatori piuttosto della poca.che della molla libertà, protestando che per essa non siamo abbastanza maturi, ci diedero una Jcoge municipale, che male soccorre ai bisogni presenti, e poco prepara per l’avvenire, E insomma, in tutti gli alti e in tutta la politica loro esterna ed interna si vede la mano occulta di quel partito, da cui si lasciano governare, il quale guida gli avvenimenti della nazione in benefizio dell’ aristocrazia, e tenta ogni via per ritornarne il regno. Ora noi crediamo fermamente che la loro politica non ci possa me-Uare »d altri risultati clic i seguenti: Ponendo quasi da un lato il Piemonte e dall’altro l’Italia, essi lo hanno toli0 j, (jUC[ iao«r0 cospicuo, ch’erasi acquistato aiutando la Lom»