458 facciava alle finestre, sbucava da tutte le parti. Tutta Roma prese parte alla festa, come nei primi giorni, nei quali l’idea italiana pareva a tutti incarnata in un uomo , simboleggiata in un nome. Ora il popolo si va educando a staccare il principio dalla persona : e questo a mio credere, è un passo gigantesco verso la grande era democratica. Noi fummo finora idolatri, c quindi disposti a servire : ò tempo che non si adorino che le idee, è tempo clic si proceda in ispirito e verità, secondo la frase dell’Evangelio. L’uomo se ne va — il principio resta: l'uomo, per buono che sia, si corrompe, si perverte, si spegne, la nostra causa non è peritura. Ella deve trionfare, ella deve proclamarsi sul Campidoglio, dove andammo ieri a deporre la bandiera di Venezia a Roma: la bandiera di Italia libera ed una. Dinanzi alla deputazione del Circolo popolare, procedeva un coro composto e diretto dal maestro Magazzari, inneggiando non più ad un idolo, sacro o profano, ma ripetendo al suono di tamburi e di trombe guerresche: Il nostro duce è Dio — Il grido è libertà....... Giunto il corteggio sul sacro monte tra una folla di malintenzionati — giacché non si devono defraudare di questo nome i molti che seguono i pochi nello stesso intendimento, la bandiera fu consegnala al Municipio romano da una Commissione di \eneti, presa intelligenza coll’inviato di Venezia qui residente. Nessun altro grido che questo si udiva lungo la via: Viva la Costituente ItalianaViva il popolo veneziano, Viva l’Italia libera e democratica! Un apposito discorso fu letto dall’abate Rambaldi di Treviso, uno dei deputati: ma chi può parlare al popolo in Campidoglio ? La voce del Campidoglio c la sacra e antica campana che suonò a festa, quando una bandiera italiana fu collocata sulla sommità della torre capitolina, fra gli applausi degli astanti, e i colpi di fucile scoppinoli dall’alto. Quella campana non s’udna un tempo annunziare che il carnovale di Roma, carnovale che annoverava fra’ suoi tripudii parecchie teste di delinquenti, spesso politici, che soffrivano ai gusti eiTerali del popolo cristiano, nella metropoli della chiesa. Quest’anno la campana del Campidoglio si udì due volte: la prima per la Costituente fra i cento e un colpi di cannone che annunziarono la proclamazione della sovranità popolare nella Costituente — e ieri per inaugurare lo stendardo della nazione , su quella sacra sommità , dalla quale deve splendere a tutta l’Italia, chiamarla a statuire i proprii destini riunita in una sola Assemblea , e poi difenderla con armi proprie dallo oppressore straniero e dai despoti interni che ci vorrebbero ancora divisi e discordi, per servire, come per io passato, alle ambizioni di qualche persona, di qualche famiglia, di qualche casa privilegiata. A iva il popolo Veneziano che diede occasione a questa splendida festa ! Viva il popolo Romano che accettò con tanta effusione d’ alletto il nostro povero dono. — Viva la Costituente futura, dove vi sarà nè po-polo veneto , nè popolo romano , ma un solo popolo , una sola nazione italiana ! DALI/ ONGARO.