107 CIRCOLARE AI PREFETTI. Qualora ¡1 ministro dell interno si avvisasse ricordare a V. S. I. quanti sieno i meriti di Venezia, egli riputerebbe lare cosa la quale riuscisse in disdoro al cuore ed intelletto vostri: perocché, non dico gli uomini che possedono scarsa notizia delle discipline storiche, ma quelli eziandio che ne vanno ignari del lutto, per tradizione conoscono quanto venerando, e quanto magnifico stalo fosse quello di Venezia. Se oggi le cattoliche nostre fronti non si vedono deturpate da bende mousulmaue, se iinece di gemere contristali nelle tenebre del Corano noi consola la benigna luce dello Evangelio, noi lo dobbiamo a Venezia. Venezia, abbandonata da tutti i Cristiani, combattè sola le battaglie della Cristianità, e non pure Candia, Corinto e Modone nobilitò d'inclite gesle, ma non vi ha isola, o scoglio dei mari Jonico ed Arcipelago, che del più puro sangue dei suoi figliuoli non santificasse. E Venezia, avendo avversi gli uomini e il iato, stelle sola contro il lato e contro gli uomini, finché, rifinita di forza, senza mandare un grido di ira, o di rampogna contro coloro che l’avevano abbandonala, cadde, o piuttosto si nascose fra le acque delle sue lagune, come regina che innanzi di morire si avvolga con decoro nel suo manto reale. — Senza timore di adoperare esempio temerario, io per me affermo che Venezia a guisa di Cristo si offriva in sa-grilizio per la Cristianità. E quantunque nella gigantesca lotta avesse a soccombere, così lasciava la potenza ottomana esausta di forze, che bene da quel momento in poi ella conservò facoltà di vessare, non già di distruggere gli stati dei Cristiani. Singolare a considerarsi: Venezia come la Polonia fu baluardo della fede di Cristo; Venezia come la Polonia, abbandonala dai re e dai popoli, durò sola nella difesa della civiltà; Venezia come la Polonia combattè per gente ingrata. Ma che dico io ingrata? Gente barbara, bassi a dire, gente efferata, 0 per ogni conto indegna del battesimo. L’aquila, o piuttosto il tristo avoltoio imperiale, non aborrì incarnare gli artigli in coteste venerande reliquie che il mondo trema ed ama. Ambedue la difesero, cd essa straziò ambedue. Ma il dispotismo, quando si pasce di libertà, si avvelena. Il cuore di Venezia, a modo del fegato di Prometeo, rinacque continuo sotto il becco dell’uccello maligno. Ea parabola evangelica della lampada posta sotto lo staio raffigura Ea persecuzione della libertà. Talvolta avviene ciie si deva nascondere, ma forza di tiranno non vale a spegnerla. Quando vedete scomparire per uno stante la fiammella della libertà, non dubitale, essa è destinala a scintille più gloriosa sopra il candelabro. Così Venezia, appena intese il grido di guerra, sollevò la testa dalle sue marine, ritrovò la spada nascosta in seno alle lagune e si è posta a combattere. Seguendo l’usato costume, essa non bada se altri la sostenga. ♦ enezia non \ olla il capo addietro nel giorno della battaglia. La lolla ‘¡»presa apparisce troppo disuguale, ma Venezia non conta i nemici, quando