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i/ADRIATICO
i quali miravano a quello sbocco nell’Adriatico che Venezia loro sempre contrastò, non si servirono mai di quelle popolazioni, ma accarezzarono i sentimenti d’autonomia di Zara e delle altre città litoranee.
  Gli J ugoslavi quindi nelle età passate non eran fra di loro uniti da un vincolo nazionale ; e se anche nei documenti del dugento e trecento troviamo un rex Rassiae, un banus Dalmatiae, nn comes Mo-drusscae, un banus Sclavoniae, un dominus Bosniae, un banus Croatorum, un Gran Jupan di Serbia, uno Stefano Vradislavo, rex totius terrae de Rassa, Dioclitiae, Dalmatiae, Tribuniae, Zachulmiae; uno Stefano Vros, rex totius terrae Rassiae et Maritimae; un Urosius Serviae, Chelmiae, Diocliae ac Albaniae rex illuster e così via, questi appellativi sono l’espressione di domini feudali sopra tribù, le quali si trovavano nell’infanzia della loro vita economico-sociale nè costituivano alcun nucleo politico. E poi a questi principotti slavi piaceva, per vanità o per ostentazione di dominio, fregiarsi dei titoli più clamorosi, come del resto facevano
i	re ungheresi; basta ch’io ricordi un documento del 1311, ove Canroberto d’Angiò s’intitola Hungariae, Dalmatiae, Chroatiae, Ramae, Serviae, Gallitiae, Lodomeriae, Comaniae, Bulgariaeque rex, princeps Salernitanus et honoris montis sancii Angeli dominus.
  Unica ragione di conflitto fra gli Slavi e gli Italiani dell’altra sponda era la pirateria che i primi