VENEZIA E I TURCHI 331 Del resto la neutralità di Venezia ('), ch’era la peggiore delle neutralità perchè disarmata, non fu mai nè pienamente nè sinceramente mantenuta. In fondo la Serenissima, che odiava la Rivoluzione ed i Giacobini, si mostrò benevola verso l’Austria, alle cui milizie diede libertà di passaggio con facoltà altresì di approvvigionarsi nel territorio veneto. Nel tempo stesso paventava la Francia: sentimento che aumentava di pari passo col trionfo della Rivoluzione. Ond’essa così politicamente retriva accoglieva e riconosceva, prima d’ogni altro stato d’Europa, l’Hénin quale ambasciatore della Repubblica francese; ed egli, conscio della debolezza e dei timori di Venezia, suggeriva al proprio governo il piano di « liberazione » d’Italia, secondo il quale la flotta francese, penetrata nell’Adriatico ed occupate Ancona e Ravenna, avrebbe poi assaltato le lagune e senza colpo ferire se ne sarebbe impadronita (2). Negli anni seguenti è una gara di ciascuna potenza, Austria, Francia, Inghilterra, Prussia, per attrarre la cadente repubblica nell’orbita dei propri interessi. E se da un lato si esageravano i pericoli rivoluzionari, dall’altro si mettevano in evidenza le mire dell'Austria sulla terraferma e (J) Vedi, circa la neutralità di Venezia, i discorsi del Pesaro e del Valaresso in Botta, Storia d’Italia, voi. V, lib. III. (2) Vedi Romanin, voi. IX, libro XIX, passim-, e Fran-CHETTi, Stor. d’Ital. dal 1789 al 1799, p. 103.