7 \ Novembre. Il temuto dei SS. Gio. c Paolo risonava ieri di meste armonie, di sunolicazioni c di lodi agli animosi, che versarono il sangue sulle barn-«tedi Fusi»« e di Mestre. Inondava quel vasto ridato numeroso stuolo dì sacerdoti di guardie nazionali, di pubblici funziona™ e d ogni ccdo di cittadini.’Un distaccamento delle truppe, che " or. i • « «insisteva in arme al iunebre uilicio. liuti iueuo, «u arW quei trofei di vittoria sonno..,,« ,ricopi vessillo rapivano gli sguardi della lolla; e l’anima, commossa «sospiri degli organi c delle musiche bande, volava col pensiero da quel eie i recente alle urne sepolcrali che decorano il tempio, e da queste a questo, come per veicolo ehe le glorie del passato congiunge a quelle del pie sente Tdeù’av venire. Giammai gli sguardi d’un Veneziano s, fissarono ‘più securi di nobile orgoglio sui monumenti, che f^bscono quell chiesa; che a noi, nati sotto 1» oppressione e finche 1 «PFess‘one ed , » usciva da quelli una voce di rimprovero all ignavia e al sonno, combevano: ieri una voce di encomio e di contorto pareva uscirne. Ch. se 1* Austriaco voleva regnare tranquillo e a lungocmTseppellii tcllare lutti i monumenti delle glorie passate, anzi 1 intera citta seppellir nelle sue lagune ed erigerne una all’austriaca. Ma finche ci lasciava toi-rc~"iare intatte queste chiese e questi palazzi, era vano il suo giogo Ìen°o vane le carceri e le baionette, a farci dimenticare 1 origine nostra. F quasi clic il sito e la cerimonia non parlassero assai agli animi commossi dovea rapirli in estasi d’entusiasmo l’elogio a nostri martiu, detto dall’ab. Camin. Pio sacerdote, oratore eloquente e fervido Italiano, e lauto dal triste servaggio abborrente da essere onorato de la *«a persecuzione de’Vandali, l’ab. Canno d. Treviso, gin Ano. da.jnw ac centi del suo discorso, cavò il pianto da ogni ciglio. L piangere d a fanno bisognava senz’altro su tante vite, immaturamente recise sull e-roismo di tanti giovanetti, che volarono a spargere il sangue, cosi lieti c desiosi coni’ altri vola a un convito di nozze, e insieme era forza temperarsi dal dolore, pensando che quel sangue non fu da noi sparso per Inire Ui ambizione e di cupidigia, ma per togliere alle branchie dei sozz ladroni Austriaci ¡1 più caro tesoro che uomo possegga, la palma. Quei prod sono vittime d’una causa santa, giusta, lodevole; sono martiri della pat • della religione. Coraggio, fratelli I il sangue de nostri martiri, ■> P,“‘,> di tante madri, di tante spose vedovale, d. tanti or anelli, d edeio .1Ir» collo alla bilancia dei debili dell’Austria La vendetta d. Dio a affacc.a su di essa e d’ogni parte la travolge. A noi l’aurora di hbcità è soita, nò gnaìd ìontano ® ¡^meriggio. Fu“un punto, in cui 1’«ditone rapi « ruppe in un plauso, che tosto la reverenza del luogo represse, onde a piena dell’ affollo continuò a versars. pegh occhi in lagrime copiose. Lode all’illustre oratore! Lode alla terra die gl. die nascimento, alla quale, tra le angosce del rinnovalo servaggio, tornerà di alleviamento sapere., come molli de’suol figli, e i migliori, qui racco ti dico opera col senno e colla mano a toglierla, quando die sia, dall obbiezione in cui giace. Alle spese del funerale sopperì la guardia anca, clic lauto bene coi-