osinoli o ripulse. E chi sarà che „ioghi alla graziosa preghiera vostra 1 obolo reclamalo dall'onore e dalla salute della patria comune? fmin K-1 f,g ie f1 ^en?vaI Que,1’aUiva carità, per cui oggi si accende tanto nobile gara fra le donne italiane, stringerà un nuovo patto tra i popoli di quest Italia da tanto tempo divisa; patto gentile, come il sentimeli lo che gli die vita; incancellabile, come il suggello che vi pone Iddio, il quale guarda pietoso alla fratellanza dei popoli. .... ^ magnanime Genovesi! Voi, colle armi non omicide, ma irresisti-nli, dehe grazie c del pietoso alletto salverete E Italia, salvando Venezia; poiché Venezia, falla sicura dalla fame e dalla miseria, non temerà le insidie e le armi nemiche, tanti ha forti petti e anime fide che la difendono oltre la natura inespugnabile dei luoghi. E Venezia è quel faro be- '! ,p f°’.che’ ln, mezzo alJe procelle, ricondurrà in porlo la sbattuta nave dell italiana redenzione. un £enero.se donne di Genova! Venezia, riconoscente per sè e per lana tutta, interesserà il vostro nome in quel serto di gloria che il empo prepara al suo valore e alla sua longanime costanza. tivù Venezia! Viva l’Italia unita! Il Commissario veneto GHERARDO FRESCHI. Il sugi clui io della Commissione veneta in Genova « Beilazzi Federico Angelo. ■usgznapon- 31 Dicembre. ALLE MAGNANIME DONNE PIEMONTESI La Commissione per raccogliere soccorsi a prò’ di Venezia T 0 R I N 0. I)i mezzo alle dubbie glorie ed alle vergogne certe nella nostra rivoluzione, uscirà pura e radiante l’immagine della donna italiana maestra di amore e di fortezza; delia donna italiana, che, fatta ad un tratto esli-matrice dei nuovi tempi, ritraevasi dalle frivoli abitudini, c spartanamente austera, preparava le feste, le bandiere, le cartucce, i vestili ai soldati «ella liberta; medicava negli ospitali i nostri feriti, onorava i nostri mortilo11 occhi ancora bagnati del pianto versato sui feretri d’ignoti mar-n’ incuorava al martirio i figli; della donna, che ospite o compagna consola la dolorosa peregrinazione di lutto un popolo; della donna che non ricorda i suoi dolori e i suoi sagrifìzii se non per dire agii uomini »calhh nelle avversità: deh! fate che tanti spasimi, tanto sangue e tante ’'Girne non siano indarno. Certo, la donna c’insegnò a pigliare dalla memoria del sa^ificio r*a a sagrificii nuovi, e sulle tombe recenti non pensò la vendetta ma . la necessità di combattere e di soffrire ancora, sino a che la vitto- nem-a Ìousacri (iuelle toinbe> e 11011 ci di» dritto di perdonare ai nostri 1 d ,CI* .£ vm soprattutto, o magnanime donne piemontesi, meritate queste ’» V01 c,le P*ù lungamente trepidaste sui prodi vostri; voi soprattutto