105 0 il Piemonte vuol far da sè anche in diplomazia, e la Lega, se può stipularsi subito in massima, non può ordinarsi per patti ed obblighi speciali e [»ositivi, che quando il mistero dei negozianti sarà s\elato e la pace conchiusa, o sciolte le trattative. 0 il Piemonte intende negoziare qual collegato, e si affretti di aderire alla Lega, e di spedire a Roma i suoi plenipoteuziarii. Del che non sembra, a dir vero, gran latto desideroso. Li manderà, ei dice, tosto che sia possibile. Contessiamo umilmente la pochezza del nostro ingegno; non ci è dato d'intendere: Tosto che sia possibile! Ma che può mai impedire sei, otto, dieci persone (ne scelga cadami stato quanti vuole e come vuole ) d’ imbarcarsi a Genova e di sbarcare a Civitavecchia? Chi può impedirli di recarsi a Roma, e qui deliberare sulle cose italiane? La Dio mercè, Roma può assicurare la vita, le sostanze, la libertà de’suoi ospiti. Quel tostochè sia possibile è per noi un enigma, un indovinello, nè vogliamo cercarne la chiave. Per noi il congresso italiano in Roma è, non diciamo cosa possibile, ma facile c ad un tempo urgente e necessaria. Il progetto pontiiìcio è piano, semplicissimo. Si può riassumere in brevi parole: Vi è Lega politica Ira le monarchie costituzionali e indi-pendenti italiane che aderiscono al patto: I plenipoteuziarii di cadami stato indipendente si adunano sollecitamente a Roma in congresso preliminare per deliberare sui comuni interessi e porre i patti organici della Lega. Cosa fatta; capo ha. Per questa via retta e piana si può aggiungere lo scopo. Per tuli* altra non si può che dilungarsene. L’Italia, già vittima di tanti errori, avrebbe a piangerne uno di più. Conchiudiamo: Pio IX non si rimuove dall’alto suo pensiero, desideroso, qual sempre fu, di provvedere efficacemente per la Lega politica italiana alla sicurtà, alla dignità, alla prosperità dell’ Italia e delle monarchie costituzionali della penisola. Pio IX non è mosso nè da interessi particolari, nè da antivedenze ambiziose; nulla chiede, nulla desidera, se non ia felicità dell’Italia e il regolare sviluppamento delle istituzioni, che ci largiva ai suoi popoli. Ma non scorderà mai ad un tempo quel cir ci debbe alla dignità della Santa Sede e alla gloria di Roma. Qualsiasi proposta, che fosse incompatibile con questo sacro debito, tornerebbe vana presso il sovrano di Roma e il capo della Chiesa. Il pontilicalo è la sola viva grandezza che resta all’Italia, e che le là riverenti ed ossequiosi l’Europa e Cinterò orbe cattolico. Pio IX non lia mai per dimenticarlo, nè come supremo gerarca, nè come Italiano. 42 ISovembre. di tma lettera venuta da Roma e datala 4 ISovembre corrente. DICO IL VANGELO — Slamane il santo Padre si è portato a San Carlo ni Corso per assistere al pontilicalo: nell’andare si sono sentite