(i7 mcnli nngusliosi e dolorosi.. — Ad onta di tulle le mie precauzioni non lio potuto impedire elle si spargano nelle truppe ungheresi alcune notizie del loro paese, e benché abbia cercato di far loro credere che a quest’ora le Mttorie dell I. II. tenente maresciallo barone Jellacic sono assicurate e 1 Ungheria completamente sottomessa, pur nonostante il malumore cresce ira le medesime e l’avversione fra Ungheresi e Croati non manca di esistere : ho dovuto in conseguenza separarli, e la insubordinazione degli Ungheresi essendo giunta a tal segno che parecchi disertano, c mostrano inoltre per la causa italiana una simpatia, clic potrebbe esser dannosa c perniciosissima alla causa di S. M. I. e R. A., così ne ho fatti fucilare una ventina e metterne molti in prigione a pane e acqua. Mi duole però dire che queste ime misure di prudenza non hanno prodotto il buon elicilo che sperava, perchè le dette truppe ungheresi cominciano a mosti ai e un disprezzo della mia autorità che minaccia di essermi fatale «ella speranza di vincere questo spirito d’insubordinazione, e far rinascere nella mia armata la tanto necessaria disciplina, specialmente in taccia al nemico, ho pubblicato l’ordine del giorno di cui unisco una copia. » Diro francamente che, se fossi in altro paese, e avessi a fare con altra gente, la mia inquietudine sarebbe immensa; ma queste popolazioni invece di occuparsi dei mezzi di scacciare dal loro paese quelli che chiamano i loro persecutori, e che pretendono attcrire con ogni mezzo non pensano ad altro che a discutere la forma del governo al quale si’contenteranno ubbidire, dimenticando allatto la inutilità delle discussioni Imo a tanto che S. M. I. c II. A. ritiene la sua debita influenza negli ailari della penisola. Io naturalmente fo quanto posso per mantenere viva questa discussione, ed a tale effetto ho sparso con mano liberale tulli i danari, che sono in questo momento a mia disposizione. Ilo anche latto levare per via d’imposte somme considerevoli, per mantenere l’armata e seminare zizzania ovunque i miei emissarii possono penetrare; trovando molto giusto che gl’italiani stessi paghino le spese della discordia in cui piace loro di passare la vita. Così, mentre godono la tanto a ’loro cara libertà di ciarlare, non temo che ricorrano alle armi contro di mc* inizi spero che tra poco si spegnerà tutto 1’ entusiasmo, che un anno fa sembrava dover condurre a conseguenze tanto fatali alla causa diS.M I eli A >> Onde offrire un altro soggetto di discordia, ho fallo nascere ’ in «oro il desiderio di stabilire un governo comune, come quello che ora «mesta la Germania, ed al quale l’eccelsa Conferenza ha provveduto benissimo, mettendovi alla testa un principe della casa imperiale. » Intanto nelle discussioni pullulano qui sempre gli odii inveterali ««« /Napoli siamo sicuri; della Toscana mi do poco pensiero: Venezia si ostina, ma cederà alla nostra potenza, che prevale. Genova è ben discorde con Torino; Carlo Alberto ha forze di sola apparenza. » Ecco il più importante che ho da dire per ora a V. A. I. e II -poro che FA. V. 1. e R. e l'eccelsa Conferenza troveranno ¡1 mezzo di prolungare le trattative per altre poche settimane coi ministri francese <• foglT’ fRrÌè al,ora il mi£,ior nostro alleat0 sarà l’inverno; ed io mi karante di ridurre non solo queste provineie, ma l’Italia tutta alla