176 L* ADRIATICO era necessario impadronirsi degli stessi rifugi, donde tante volte nei secoli scorsi erano sbucate torme di quei predoni. Dopo una ricognizione vittoriosamente condotta (pare nel 996), il doge medesimo, animato dal successo e propostosi d’altra parte di trar profitto dalle discordie che agitavano gli Slavi del litorale, il giorno dell’Ascensione dell’anno Mille mosse con la flotta verso l’Istria. Quegli abitatori, ch’erano di sangue latino e che, costituendo l’elemento più laborioso e mercantile, soffrivano lungamente per le incursioni dei Barbari, accolsero i Veneziani come liberatori e ben volentieri accettarono il loro protettorato che li salvaguardava dalle ingiurie del comune nemico. I pirati, atterriti dalle imponenti forze navali della Repubblica, si dispersero e là, dove tentarono resistere, come a Traù, a Spalato, nelle isole di Desina e di Curzola, vennero spazzati via e distrutti i loro centri. E così l’imperio marittimo di Venezia si affermò su tutto l’ampio semicerchio della riva adriatica, che dalla foce dell’Adige si stende fino a Ragusa; e la solenne cerimonia dello sposalizio del mare tramandò ai posteri, di anno in anno, la grandiosità dell’avvenimento ('). I due i1) La cerimonia, ognuno lo sa, si compieva nella festa del-l'Ascensione, e il doge dal Bucintoro gettava in mare-un anello, pronunciando la seguente frase : Desponsamus te, mare, in signum veri perpetuique domimi. Una tradizione vuole che tale dominio fosse poi assicurato a Venezia da Papa Alessandro III, quando nel 1177 si abboccò col Barbarossa in