420 negoziati, che, dopo d avere resistilo ad Europa contro lei congiurala, potè col trattato di Noyon , ricuperare gloriosamente i suoi perduti domimi. “ Questa Venezia che, nata dalle ceneri di Roma, in mezzo a tante sue glorie, aveva assistilo al nascere ed al morire dei maggiori stali della terra, dopo tredici secoli d’esistenza, era caduta aneli’essa; e da quel giorno credeva ognuno che il popolo delle lagune, abituato dai Dieci e dall Austriaco ad una cieca c secolare ubbidienza, non fosse più capace a far risorgere lo splendore dell’antica sua madre.... ma le giornate di marzo hanno smentito questo falso concetto, e mostrato Venezia e le sue provincie scuotere in un momento, come la polvere, un giogo di trenta-tré anni. « Sventuratamente però, i tempi grossi, come quelli della lega di Candirai, son tornali; ed in oggi, come nel principio del secolo XVI, essa trovasi minacciata sino in grembo del proprio estuario. « Se non che la Venezia d’allora versava in assai migliori condizioni della presente. Se in quell’ epoca aveva perduto gli stati di terraferma dall Adda insino a Fiume, le sue flotte, i possedimenti dell’Adriatico c dell Arcipelago, le sue industrie, i suoi commerci, sorgenti tutte di vita e di potenza, erano per essa rimasti intatti........ ma in questo mo- mento, dopo che la sanguinosa sua veste, già menomata dalla scimitarra ottomana, è stata dal Congresso di Vienna abbandonata agli artigli del-1 aquila a due teste ed all unghie del leopardo britannico, le cose si travagliano ben altrimenti; Venezia, in mezzo delle sue lagune, è rimasta con nessun altro retaggio che quello delle sue tradizioni, dei suoi monumenti e dell’eroica italiana fermezza dei suoi figli; ma onde sostenere le sue amministrazioni, la fiotta e 1 esercito ausiliario non bastano, e le è d’uopo d’una ingente pecunia che non possiede. « 1 cittadini preposti al suo reggimento, dopo d’aver ottenuti dalla città i generosi sacrilicii, che rammentano quelli della guerra di Chioggia e di Candia, sonosi rivolli ad altri espedienti, e tra questi vi è il prestito di alcuni milioni, domandato alle altre città d’Italia. Gl’ inviali di Venezia sonosi a quest’uopo sparsi nelle capitali di alcuni stati della penisola; e se quivi hanno ottenuto un qualche soccorso, è questo ben lungi dal corrispondere all’altezza dei bisogni ed all' aspettazione della loro patria... » Qui la Concordia esorta gl’inviati a lasciare le capitali e spargersi nelle altre precipue città dello stato, e nelle rimanenti poi dividere l’onorevole loro mandato con persone, cognite per l’integrità e l’attività del loro carattere, nonché pel loro caldo affetto all’indipendenza d’Italia e quindi per la liberazione di Venezia ; questi, cominciando dal Municipio e scendendo sino ai meno facoltosi, opererebbero in modo da far siche, nell ¡stessa guisa che tutti i cuori sono aperti per Venezia, nel modo stesso s’aprirebbero per essa tutti gli scrigni. Indi la Concordia conchiude : « In questi momenti, in cui l’Italia, più tradita che vinta, pasccsi d’ira, di dolore e di speranza, ad ogni istante volgesi irrequieta alle venete lagune.