316 20 Dicembre. AI BOLOGNESI (#). Se la pazienza, che col nome di viriti fu accollata all’uomo per accomunarlo al bruto, lungamente stancata non ci avesse abbandonati; e al nostro onore non fosse imminente una macchia, che è indelebile solo che posi sulla fronte del cittadino, che milita pe la patria indipendenza; e la nostra coscienza, che si sente pura, non ci guarantisse, che le colpe imputate al Zambeccari sono vili e sfacciale calunnie, arte degli invidi, prima ed ultima ragione de'nemici d’ogni bene; noi non avremmo avuto ardire, Bolognesi, di narrarvi le nostre fazioni militari nella Venezia, nè vi avremmo chiesta ragione delle accuse colle quali denigrate, senza* carità e senza posa, la fama di un vostro concittadino. —• Non faremo che precorrere la storia; ne emuleremo la precisione e la verità, e ci serberemo scevri da ogni spirito di partito, o di prevenzione. fino da quando Italia mandò il grido di libertà, e ci chiamava di poi a prestare il braccio a difenderne la indipendenza, sapevamo che, per riescire i nostri sforzi validi ed efficaci, taceva d’uopo fossero diretti da un cittadino di principi! incorrotti, caldo d’amore di patria e di opinione politica intemerata. Palermo, Messina e Milano avevano mostrata imperterrita e libera la fronte all’oppressore, e questi, o trucidato mordeva la terra, che aveva calpestata insolente, o vigliacco fuggiva. — Studenti e cittadini, anelavasi di volare a soccorso delle città magnanime, c lo avremmo fatto, se la vicina Modena non fosse insorta ad imporre all ignavo tirannuccio di snidare dalle sue mura. — Pensammo quindi accorrere ad appoggiare le generose mosse di questa città; ed elettoci a capo Livio Zambeccari. in 500 giovani marciammo infatti su quella volta. Questo primo passo ottenne l’unico premio che desideravasi. zZ Si ebbe coscienza di avere spinto alla fuga il vilissimo Francesco V, e dato forza morale e materiale al Governo Provvisorio, che lottava colle pretensioni della Reggenza tutta retrogradanominata dal Duca nell’atto di sua fuga, zz L’istallazione della Reggenza sarebbe stata nociva c funesta. Avvisammo non esserci apposti nella scelta del capo; giacché questo avevamo per uomo cui amore d’Italia era primo e supremo pensiero; che^ nelle traversie politiche, negli orrori del carcere, nelle amarezze dell esiglio aveva rafforzato l’ardore per la libertà; uomo che e sostanze, e vita, e tutto aveva sagrificato a quella causa; infine, che aveva nemici, i quali, per essere o dottrinarii, o moderati, o retrogradi (inetti o codardi tutti), gli tessevano colle loro letargiche invettive il più luminoso degl* encomii. Tali attributi ci invogliarono tutti ad averlo pure a nostro duce ( ) Le lettere che ogni giorno ci pervengono da Bologna, ripetono indefessamente le accuse e gli insulti al nostro battaglione e colonnello. —• ilio mostra come non sia punto scemata 1 antipatìa che ci portano i Bolognesi; e toglie la taccia di inopportunità al presente scritto. rr