148 pubblica, che tale sostituzione di carta si è falla appositamente per giovarsi di una materia più resistente, e che quindi i pezzi da lire 1, 2, 5, 5 aventi la stessa l'orma, gli stessi colori, non che i connotali e il bollo di controlleria pubblicati coll’ avviso 19 settembre decorso, se anche si trovano impressi in carta di lino, sono validi e genuini quanto quelli impressi nella carta a macchina. Tanto a dissipare qualunque dubbio insorto nel proposito. Dal Consiglio di Reggenza della Banca Nazionale. Il Presidente P. F. GIOYANELL1. Il Reggente Segretario Gio. Conti. -----.«-«SKMP»—--- 19 Novembre. Estratto di un articolo del Lombardo sig. Bianchi-Giovini. La mediazione è restata una proprietà inalienabile del ministro Re-vel: a Parigi ed a Londra, ell’era già iniziala, non si sa in che modo, nè da qual parte, lino dai primi di agosto; ed il 15 dello stesso mese lu accettata da Revel per un’autorità, che gli venne di sotterra, e all insaputa degli altri ministri. Delle condizioni si volle fare un mistero; e nondimeno il pubblico le conosce già per approssimazione: la Lombardia, con parte dei ducali, al Piemonte; Venezia città libera; e iì Veneto un altro principato, in testa di un individuo da scegliersi. Ala queste condizioni, proposte dall’Inghilterra, ammesse a mezza bocca dalla Francia, non mai accettate dall’Austria, malamente promosse, se non anco attravesate, dal ministro sardo a Parigi, non ebbero mai vita, fuorché sopra un pezzo di carta. AH’incontro le irrosolutezze di Carlo Alberto, l’inettitudine, gl’indugii del ministero sardo, misero in sospetto la repubblica francese, che, collo ingrandire il re di Sardegna, non losse ella per creare uno stato che dovesse poscia diventare a lei nemico ed amico dell’Austria. Si aggiungeva che, da una parte, molti Lombardi a Parigi, disgustati di Carlo Alberto c de’suoi ministri, e dall’altra la stessa camarilla, a cui, a quel che pare, obbediva il ministro sardo in Francia, si pronunciavano avversi all’unione delia Lombardia col Piemonte. Quindi il governo della repubblica francese, diffidando dell’avvenire, nè stimando che con quell’unione fosse bene assodata la pace, voleva bensì l’afiranca-zione dell’Italia dall’Austria, ma non a profitto della casa di Savoia. In questo nodo sta tutta la difficoltà della mediazione. L’Austria non vorrebbe perdere il Lombardo-Veneto; la Francia vorrebbe farlo libero, ma indipendente del pari dall’Austria c dal Piemonte; c l’Inghilterra vorrebbe dimezzarlo, per darne una parte al Piemonte e una parte a qualche altro; e far di Venezia una meschina ed impotente repubblica: con ciò sarebbero salvi i suoi interessi sull’Adriatico. Se il ministero torinese fosse stalo oculato negli affari, egli avrebbe conosciuto fin dal principio gli scogli, fra mezzo a cui navigava; e con qualche difficoltà, ma non senza speranza di felice esito, avrebbe potuto