446 /.ione di mansueti agnelli, non vi è pericolo che ci esponiamo a perdere la riputazione a così giusto diritto meritata; se talvolta si vide qualche incomposto assembramento sulla piazza, nessuno ignorò d’onde venisse, e per parte di chi, e con quali intenzioni. Frattanto si discute alla Camera sulla coltivazione del riso. Il ministero ritirò la legge di pubblica sicurezza, perchè odiosa ai Lombardi, e vi riparò con un’altra in odio dei Lombardi e dei Piemontesi. Così nè quelli, nè questi avranno diritto di lagnarsi : si è pensato a tulli. Genova 6 novembre. Venezia, non solo mantiene intatto il tesoro dell’italiana indipendenza, ma illustra con generosi fatti questa epoca trista di silenzio e di dubbio. Non contenta di sfidare qualunque assalto, ricerca i nemici, li batte, distrugge le loro opere avanzate, riporta nelle ardite escursioni, insieme alla lode di alto valore, molte e gloriose spoglie. Con questi movimenti improvvisi ed opportuni risveglia le più care speranze nelle terre vicine; il suo presidio intanto e la popolazione si agguerriscono, forse non è lontano il momento che un secondo e più felice impulso rianimi le oppresse provincie, ed allora sarà tempo di uscire in campo con migliori auspicii a diifiniliva battaglia. 14 Novembre. AI GIOVANI DALMATO-ISTRIANI CHE NON MILITANO ANCORA SOTTO LE BANDIERE DELLA INDIPENDENZA ITALIANA. Il caldo desiderio da voi esternato, giovani valorosi, nel 22 marzo, di formare una legione Dalmato-Istriatili, per combattere in campo aperto l'austriaca tirannide, verrà esaudito, tostochè voi accorriate sotto il vessillo tricolore italico dell’indipendenza. Fa mestieri pertanto che presentiate il preciso vostro addriszo al luogo sotto indicato, rispondendo subito all’invito della sottoscritta Commissione, che s’incarica di raccogliere i nomi dei volonterosi, per giovarsene a prò’ della troppo afflitta e bersagliata Italia, ed in pari tempo a prò’dell’Istria e della Dalmazia marittima, all’Italia sorelle. Arruolali sotto lo stendardo dell’italiano riscatto, ed organizzativi in legione Dalmaio-Istriana, diverrete potenza armata ed operosa contro l’austrìaco dispotismo, che in ogni maniera si sforza, ne’suoi aneliti estremi, di carpire la nazionalità perfino ai popoli da esso finor tormentati. No, l’Istria e la Dalmazia marittima, non sono, non ponno essere, non saranno mai germaniche o slave, chè non lo consentono natura, nò la storia delle politiche loro vicende, non la lingua, la religione, i costumi. Il bel paese italiano non finisce al di qua dell’Adriatico, ma sulle sponde opposte pur si distende, e la barriera mal vietata delle Alpi è separazione che natura pose tra le vandaliche masnade dei barbari e la civiltà dell’italo, dell’istriano e del dalmata suolo.