538 vostra gloriosa fra tèrni tà rifiutarle sì poco, dopo esserle stali larghi del-l’anima e della vita; mostrerete sapere che quanto è da voi mandato a Venezia, Venezia a voi lo rimanda cogli attivi commerci; e francamente, come sogliono i forti, aggiungerete che, nell’abbandono dei cessali poteri, Venezia diede al vostro valore tutto quanto ha potuto. —- \i diranno che la cura della nostra salute dee spettare ai governi: e voi risponderete che poco o nulla hau potuto i governi più liberi ed amici; che spetta alla nazione l’incoraggiarli coll’esempio; che la nostra è causa di popolo; e che negli alti di carità una mano deve ignorare ciò che vien latto dall’altra. — Vi diranno fors’anche che dai vostri cittadini fu altre volle tentala la sublime elemosina, ed c giusto lasciarne ad essi la cura : c voi loro direte, nel nome di Venezia, che noi portiamo a quei generosi un’immensa gratitudine, come a tutti coloro, che ci han soccorso da ogni parte d’Italia; che la nostra benedizione li seguirà nella vita, e che siamo tanto lontani dall’arrogarcene i meriti e dall’invaderne l’opera, che alcuni ce li siamo associati, e degli altri profitteremo con gaudio riverente. Ma, nel chiedere un soccorso a Venezia, siccome ci rivolgiamo a tutte le classi, ci rivolgiamo egualmente a tutte le opinioni ed i culli; perchè è tale il nostro infortunio, che non ci manca titolo alcuno a domandarne l’alleviamento. Diciamo pertanto agli uomini di valore c di lede : che sarebbe, se Venezia cadesse prima che aveste impugnate le armi e convocata la nazione? Che sarebbe stato, se Venezia non era? L’indipendenza si sarebbe perduta, ed ora forse i cavalli stranieri calpesterebbero i vostri monumenti. L’abbandonarla non sarebbe quindi soltanto un’infamia cd un’ingratitudine; ma sarebbe una fatale imprevidenza, ed una certa rovina. Diciamo ai deboli, che disperano per le nostre discordie: dateci la tenue moneta a pegno cd a simbolo dell’unione, che ci deve salvare, e non disperate del giudizio di Dio. Perocché Dio coniuse in una le stirpi, ci diè una lingua comune, ci pose a custodia i monti ed il mare, e ci disse: quest'è la mia volontà: or tocca a voi Vadempirla. Questa parola andò perduta per secoli, ma venne il giorno in cui iu compresa. Clic importa se la credulità, la fiacchezza, la corruzione, il tradimento ci hanno latto adesso cadere dalle eccelse speranze ? La parola di Dio non passa; e il popolo non muore. Diciamo ai pochi, che temono od odiano le libere istituzioni ed i nostri principii : il pane, che noi vi chiediamo, ve lo chiediamo conio uomini, e come figli del medesimo Iddio; come il mendico, che ve lo chiede in nome dei proprii bisogni, e cui non domandale nè chi sia, no onde venga. Ci rivolgiamo al clero, in nome di Gesù Cristo consolatore dogi' afflitti; ai Municipii in nome della grandezza passala; ai ricchi ed ai grandi in nome dell’eguaglianza fraterna e delle morali consolazioni; ® tutti i popoli, a tutti gli uomini in nome dell’ umanità conculcala noi nostri patimenti. 0 popoli di Roma e dello stalo ! Noi siamo in tempo di tremendi misteri, e forse tra poco voi sarete chiamali a prove diilicili. Preparale