488 Passatosi alla discussione sulla legge di pubblica sicurezza, il ministro degl'interni saliva alla tribuna. 11 ministro, falli procedere alcuni seducenti elogi all’opposizioni di varii deputati della sinistra, moveva amore e risentite paiole di rimprovero verso il relatore, e lo accusava di aver ricorso a personali ingiurie contro di lui, ingiurie che, fonie uomo, come cittadino, come deputato, come ministro, esso respingeva. Poscia il ministro, con tutte le speciose ragioni di un sottile avvocato, tentò puntellare la legge da lui proposta, e chiudeva dichiarando di non potere accettare alcuna delle modificazioni proposte dalla Commissione. Il deputato Guglianetti dichiarava di riservarsi, come relatore, a rispondere in appoggio alle proposte modificazioni, quando si fosse, da tutti gli oratori inscritti, nelle varie sentenze, ragionato. Ma con una viva e logica improvvisazione respingeva da sò la taccia d’essere disceso a personali ingiurie; mezzo questo, con sconvenevolezza senza esempio, or ora adoperato dal sig. ministro inverso di lui. L’approvazione, colla quale vennero quelle parole accolte, avrà fallo edotto il ministro che non sempre il risentimento è il miglior consigliere. Saliva poscia alla tribuna il deputato Brofferio. lirofferio. Signori, egli dice, tra tante leggi di polizia che esistono ancora, che esistono pur troppo come una funesta eredità del passato, sotto l'impero di un Codice penale che, sebbene portasse utili riforme, conserva tuttavia l’impronta di rigorose intenzioni, si viene a chiedere una nuova legge di polizia, quasi mancassero mezzi al potere, autorità ai magistrati, ordinamento alla forza pubblica. Contro questa nuova durissima legge io sorgo a combattere, in nome della giustizia, in nome dell’umanità, in nome della fratellanza italiana. Colse opportunità il sig. ministro dai casi dolorosi di Genova, per presentarci la legge sua: ma questi casi, ci perdoni il sig. ministro, giunsero all’orecchio nostro alquanto diversi dall’esposizione, che a lui facevano gli agenti della ligure polizia. Parlavasi in quella relazione di trame sovvertitrici, di ardite provocazioni, di sanguinose disfido, e consta invece che le sole grida che sonarono eran queste: Vira V Assemblea costituente ! grida nè colpevoli, nè agitatrici. Qualche manifesto, portante il desiderio dell’^ssemò/ea costituente. si affiggeva negli angoli delle vie. Era savio partito non farvi attenzione. Ma invece si mandarono agenti della forza a conquistare colla sciabola snudata quei pezzi di carta, e porla vanii, quasi trofeo, sulla punta del ferro per le strade di Genova. Era un pubblico avvisatore colui, che inconsapevolmente affiggeva l’innocente manifesto, e contro la disposizione dello Statuto, che non vuole sia tolta la libertà a chicchessia senza un decreto del tribunale competente, quell’avvisatore veniva brutalmente arrestato. Questo arbitrario atto muove a sdegno i circostanti e si va al palazzo del governo perchè sia riparata la violenza. Anche allora non era malagevole ritornare alla calma un piccolo stuolo d’irritata gente: ma si danno assolute risposte; si fanno imprudenti minacce, e senza passare almeno