Pur nacque fidanza quel di che a Gregorio Cadente di mano l’offeso ciborio, Fu tomba la reggia, giudizio il Signor; Pur nacque fidanza che a’rei Lambruschini Contraria la \e!a dei nuovi destini, Tornasse alla mitra l’antico splendor. E un Grande sorgeva sull’arida via, Che parve all’Italia secondo Messia Dai seggi del Primo disceso quaggiù. Pio Nono fu l’inno dei nostri cantori, Pio Nono la tregua de’nostri dolori, Cattolico araldo d’ignote virtù. Ma luce d’un giorno, ma cifra scolpila Sull’ultimo libro d’un’ultima vita, Gli atroci Borboni s’accinse a baciar. Va, piangi scorata virtù dei credenti! . Quell’Duo che scosse dal sonno le genti Passò come nembo che passa sul mar. L’Italia solcata dai vomeri altrui Non altro chiedeva che sorger con lui Dall’onte trentenni dei nordici sir. E tu non udisti, miserrimo Pio, Tuonar dalle nubi la tromba di Dio Per farci redenti dal lungo servir? Non far che l’antica città dei Tribuni Ìlicangi nell’odio gli affetti comuni, Rinneghi l’applauso che un giorno ti diè — No, bella speranza di giorni perduti, Non farti ludibrio dei figli venduti, Che Roma sia salva, ma salva con te. Che Roma sia salva! Ritorna dov’ella Matura nel soffio d’un’aura più bella Le giovani glorie del novo Israel. Del tuo Vaticano ritieni il governo, Ma lascia che l’ira d’un popolo eterno Consumi la guerra voluta dal Ciel — Sul campo che fuma dell’ossa dei forti, Sul Mincio che scorre del sangue de’morti, Giurammo la patria far grande o cader: Che dove Ferrucci moriva pugnante, Che dove passeggia lo spettro di Dante È oltraggio alla Croce l’oltraggio stranier. —