ii6
l’adriatico
  Riguardo al i° e 2° aspetto poco ho da aggiungere a quanto ebbi occasione d’esporre circa le relazioni fra l’Italia e l’Oriente. La posizione della Penisola, da questo punto di vista, è così chiara che non sarebbe d’uopo illustrarla. Essa, stendentesi nel mezzo del Mediterraneo dall’Europa continentale verso l’Africa, era, com’è tutt’ora, chiamata dalla natura e dalla storia alla missione di mantenere saldo il contatto fra l’Oriente e l’Europa stessa, di essere il tramite dell’intellettualità e di tutti gli scambi fra il mondo greco e i barbari d’oltr’Alpe. La monarchia, uscita trionfante dalle discordie civili, restituiva alla terra, beneficata dalla sorte, il posto invidiabile, che cinque secoli di lotta, con le armi e con le leggi, le aveano assicurato. Essa non avrebbe potuto mantenersi all’altezza necessaria per godere la piena egemonia del Mediterraneo, se non a patto che lo stato romano, il quale cingeva quel mare con una corona di provincie, conservasse la sua unità.
  La partizione del dominio latino in Occidente ed Oriente significava per Roma e l’Italia decadenza e rovina. Non era stato un periodo penosissimo di crisi quello in cui s’eran combattute la seconda e terza guerra civile e le due parti dello stato s’eran viste l’una contro l’altra armate? E
la Trimetus delle Diomedee, fu luogo di relegazione per Giulia figlia di Tiberio, degna figlia della madre di cui portava il nome.