310 17 Dicembre. COMANDO IN CAPO DELIE TRUPPE NELLO STATO OTTO ----— J-IUlili) i fc-i ORDINE DEL GIORNO. Venezia1G dicembre i 848. Vaghe voci di prossimi attacchi e d'insidie nemiche davano, non ha guari, l’alt’erta ai presidii dell’Estuario. Fosse opera d’arte nemica o d’empia malevolenza, o piuttosto di paurosa e sconsigliata leggerezza, persone di specchiata onoratezza furono fatte segno al perfido, o cieco sospetto. Il Generale in capo coglie l’occasione per rassicurare i cittadini e le milizie, che sì egli che il Governo vegliano attentamente, come sull’esatto servizio delle guarnigioni, così sulla fede e sullo zelo dei Comandanti. Or gode l’animo al Generale, che sovente ha reso alla milizia la meritata lode, di tributarne una non meno meritata a tutti i Comandanti senza eccezione: tutti per intelligenza, e per illibato onore, e per operoso amor di patria sono degni del presidio che comandano e della città che difendono. E piace al Generale di dare singolarmente al Colonnello lilattei lode d’indefessa attività, di pattriottismo a tutta prova, e d’intelligenti e zelanti servigi prestati nella difesa di Marghera. Gli ufficiali di quel Forlc ed il Consiglio di difesa resero per iscritto al benemerito Colonnello una simile onorevole testimonianza. Il Tenente Generale Comandante in capo GUGLIELMO PEPE. il Dicembre. Il Circolo Italiano in Venezia nella sua seduta del 14 corrente ha api »-ovato il seguente Indirizzo: Cittadini Dittatori, 1 nostri fratelli delle Romagne saranno forse chiamati assai presto a difendere con le armi la terra nativa. Ripugna a noi veneti il lasciarli soli su quel campo di battaglia, a noi che li avemmo compagni zelanti e carissimi nella difesa della nostra città. Come restar deve a Venezia una parte delle milizie romane a rappresentare in questa azione dell’indipendenza i tìgli di quella generosa parte d’Italia, così la milizia Veneta dovrebbe essere rappresentata in Romagna. Dovunque si combatte per l’italiana libertà, bisogna che il nome delle sìngole provincie scompaia, e la difesa sia l'atta dà un esercito italiano, e nuli’altro che italiano. Se i governi dinastici vogliono impedire questa santa solidarietà, i governi popolari devono promoverla a tutto potere. Facendo seguito adunque al nostro indirizzo 6 dicembre, in cui vi