485 tanti: e quest’ordine è quello degli Impiegali ed addetti al potere esecutivo. Fra noi però e nelle condizioni nostre è debito di riconoscenza, è interesse politico di presceglierne alcuni più illustri per patria carila, e per pratiche utilissime cognizioni: c solo panni che si debba procedere con assai riserbo riguardo agli altri. L’assemblea esercitando la sovranità in nome del popolo, dev’essere composta di uomini indipendenti; e non è affatto indipendente chi soggiace ad altri capi, ed è in obbligo di spendere il suo tempo in altri uilizj. Anche qui l’esperienza ci è, pur troppo* severa maestra; insegnandoci come il timor di future perdile, o l’incentivo di futuri impieghi e stipendi conserta bene spesso le camere legislative composte di sì fatti individui in corpi affatto pedissequi, anzi in vere ombre del potere esecutivo: ombre, che questo, quando gli pare, si trascina dietro, e quando invece il trova meglio opportuno, spinge dinanzi a se, quasi servili annunciatrici de’suoi non contrastati voleri. Ohi se voi, o elettori, vorrete procedere colle avvertenze sin qui tracciate alla scelta dei vostri rappresentanti; se sordi alle seduzioni di chi briga, e sparge denaro, seguirete i consigli della retta vostra coscienza, io porlo speranza che Venezia, già specchio per tanti secoli di senno politico alle nazioni, e propugnacolo non mai superalo contro io invasioni dei barbari nordici ed orientali, tornerà a rivestirsi dell’antico splendore; e coll’estremo sforzo di tutte le generose sue braccia, di tulle le sue restanti fortune sarà non ultima causa della vicina rigenerazione italiana. Avv. ANNIBALE CALLEGARI. 19 Gennaio. Dopo le tante e tante anche una mia paiola sulle elezioni. Quelli che ritengono la moltitudine del popolo inetta a giudicare della capacità e a scegliere, sono partigiani e difensori del Foto universale indiretto. E questa opinione è certamente sorretta da valide, polenti e trionfali ragioni. È innegabile però che il Foto universale diretto è la ricognizione delia Sovranità del popolo, è la manifestazione alla stima di cui un popolo c degno. E se a nessun popolo mai fu giustamente attribuito tale omaggio di stima, egli lo fu senza dubbio al popolo di Venezia, il quale nei tanti sconvolgimenti che si precipitarono durante i dieci mesi dal nostro risorgimento, diede prove non equivoche e costanti di buon senso e d’intelligenza non solo, ma dicasi pur francamente di sapienza, per cui il popolo Veneziano deve chiamarsi POPOLO MODELLO. Ora il voto universale diretto fu dal Governo stabilito nella elezione dei Deputati, e acconsentirono ad esso, anzi applaudirono tutti quelli che sulle elezioni scrivono, parlano, e s’adoprano tutlogiorno. Io trovo però qui una solenne contraddizione. Quando il popolo è creduto capace di scegliere i suoi Rappresentanti, a quale scopo influenzarlo? perchè condurlo quasi per mano alla scelta? Non è lo stesso che