BARBARI E BIZANTINI 201 tarmente su questo bacino. Convaliderei tale opinione col fatto che Venezia non se ne preoccupò e proseguì le sue imprese in Oriente, e ricordando altresì come le località, che aveano seguito le parti ungheresi, spontaneamente si restituissero nel 1145 alla Repubblica, la quale garantiva ad esse condizioni di tutela e di guadagno, migliori certo di quelle offerte loro da uno stato non ancora uscito dalla barbarie. Si rinnovarono però ai danni di Venezia, sebbene senza risultato positivo, gli assalti ungheresi sulle coste della Dalmazia nel 1155, quando il vescovo di Grado estese su di esse la sua giurisdizione: il che significava un nuovo trionfo della politica veneziana ad oriente dell’Adriatico. Ad ogni modo, in questa parte la soggezione di Venezia non era ancor definitiva ed i nemici della Repubblica aveano campo di suscitarle contro le città costiere, incitando alla rivolta il partito che voleva l’autonomia e non era senza seguaci. Per le stesse cause si ribellò Zara nel 1198 e non fu domata che nel 1202, per poi rivoltarsi nuovamente in altre occasioni nei tempi che seguirono. Fin qui però io non ho introdotto in questo capitolo che quegli elementi, che tentavano rivaleggiare con Venezia nei traffici e quindi le contrastavano il dominio del mare, particolarmente dell’Adriatico e dell’ionio. Alla Repubblica non bastava d’avere sicuro transito per il mare che bagnava le sue lagune; le occorreva altresì avere