DISCORSI DE IL SABBÀTTINO ECC. 201 loro. Se io vado per qualche bassura, io vado sempre descendendo ; ma questi vano per lochi, che non vi è tanto terreno, che piantasse un pitaro di garofoli, et massime dal Siocho in verso ostro, che è luocho tutto paludo et marzo. Et la esperientia se è veduta, che, essendo sta arzerati essi lochi dal 1540, et poi preso che non si lassassero finir di arzerar, al presente non si vede vestigie alcuna de essi arzeri, cosa della prin-cipal importanza. Io veramente, havendo 1’ ochio a questi tanti danni, corno a non anegar paesi, in levar le acque de quelli più per il drito che si possa, in non li far altro danno che il cavamento solo delli alvei, in tenir la laguna tutta di acqua salsa dal canal di Lio ma-zor fino al porto di Brondolo, in tenir la cittade de Chiozza e quella di Torcello con le sue contrade in laguna, in levar via le cause che la terraferma non si congiongi con il fitto dalli Treporti al porto di S. Rasmo e dal porto di Chiozza a Mallamocho, nelli qual lochi non si possi andar se non con barche, ho voluto far la presente faticha e dar li aricordi antescritti, posti nel presente discorso, acciò si possi ben intender quanto si debbe operar per la salute e sicurtà della città di Venetia, patria e signora mia. Dapoi che io ho raggionate molte cose sopra le oppositioni e proposte degli inze-gneri et periti antescritti, voglio ancor raggionar sopra alcune depositioni, littere e scritture, sopra simil materia mandate a 1’ offitio delle acque per m. Alvise Cornaro dopo che si è stati sopra fi lochi per la presente materia, ancorché lui sopra el loco non sia stato con quelli, che son andati al presente. Et benché lui ne habia dette molte cose e scritte in uno suo libro, apresentado in esso officio, e che io habbia a quello risposto et dittene il parer mio, aggiongendo al presente altre scritture con varii fondamenti e con molti de li istessi posti nel suo libro et aricordando nuovi modi, me è parso più che necessario a esse nove scritture risponder e sopra quelle dirne il parer mio, acciochè, bene cribelando la presente matteria, si possi concluder la salute di questa città e della sua laguna. E prima cominciarò da una sua scritura che comincia : « Il favor e la cortesia etc. ». Dice in essa scrittura, over depositione, haver questa patria quatro gran contrarii : Il primo, che li è grande inimico, è la terraferma, che si va vicinando alla sua città ; il secondo è la terra, che in la laguna è condota dal mare fino a la fine di quella et ivi lasciata ; il terzo la perdita del suo porto ; il quarto 1’ haversi fatto buono il porto di Malamocho e tristo quel di Venetia. Dico io esser cosa verissima che il maggior inimico, che haggia questa città, è T aprossimarsi la terraferma a quella, et io 1’ ho sempre detto in tutte mie scriture, ma non veggio che egli faci provisione alcuna per lontanarla. La causa, che la conduce apreso Venetia, dice esser la torbidezza condota dal mare, per quanto ei dice, nella laguna in questo modo. Nel tempo degli soracomuni il mare entra con grandissima iuria e conduce secho grande acqua con molta terra e sabbia et va con quella fino alle zenzive della laguna verso terraferma, et ivi la lascia, e molto più che nelli altri tempi, perchè le crescenti sono longe 7 et 8 hore con soracomuni e le discrescenti 4 over 5 et non discendono con corso, perchè li venti e 1’ altezza del mare le intertiene in la laguna. E questo pone lui per ordinario del mare, et così dice quello atterrar più di quel che fano le fiumare, che discendono in essa laguna. Et per proveder a questo certissimo mallefitio consiglia questo, che ’1 si debba dar al porto di Venetia tutta l’acqua della laguna, che serà dalli Treporti al porto di Chiozza, serando il porto di Malamocho e quel di S. Rasmo e permetendo, sì come lui aricorda, che il porto di