204 i padri nostri, coni è dei tiranni, preda a ministri avari e feroci. K i padri nostri andarono a Federigo, e colle ginocchia in terra, le lagrime sugli occhi, e la croce in mano, supplicavano pietà e misericordia. Ma il tedesco senza inchinar sow essi lo sguardo rispose. — 1 miei ministri aggravarono il giogo vostro ed io io raddoppierò; i miei ministri vi percossero coi flagelli ed io vi flagellerò cogli scorpioni — Volse gli omeri c parti. Allora i padri nostri si unirono e congiurarono, ma quando Venezia creobe quella prima unita italiana del suo temuto favore, i padri nostri gillarono il fodero, incrociarono le spade sul Vangelo di Cristo e giurarono cosi. Guerra ail imperatore, morte al tedesco, viva (‘Italia! Noi giuriamo di risuscitare a spese comuni la patria distrutta dei Milanesi, fratelli no-stri, Milano la grande, Milano la potente. Noi giuriamo rendere alla pallia i Milanesi, fratelli nostri, esigliati e dispersi. Noi giuriamo soccorrerci e difenderci a vicenda contro i nemici comuni, ed avere a comune nemico qualunque si ardisca assalire ed offendere ciascuno di noi. Noi giuriamo riparare a spese comuni ed a ciascuno di noi i danni della guerra. Quando in udito quel giuramento la terra ed i mari esultarono di amore, i ghiacci medesimi e le rupi del Brennero e dello Slelvio si rallegrarono perchè più non avverrà che l’ugna ferrala del cavallo tedesco ci percuota ed infranga, or che Italia si è desia. — 0 Italiani! quel giuramento \i sia lède, sapienza e legge, perchè i passati mai non udirono ed i Infuri mai non udranno i! più santo, il più savio e il più giusto. Quel giuramento sarà il codice nostro. 1 padri nostri, surli dalla polvere di Federigo, si abbracciarono, si strinsero in un popolo, si scagliarono come un uomo sovra i Tedeschi; Federigo fuggi e la moglie lo pianse morto Ire giorni, ma i suoi baroni morsero la terra di Legnano per più non risorgere. In quella stagione Roma era a capo dei padri nostri, e ehi avrebbe potuto resistere a Dio ed a Roma? Viva l’Italia! Domani giurarono i padri nostri: domani Venezia, Milano, Genova, Bergamo, Verona, Vicenza, Padova, Treviso, Cremona, Brescia, Ferrara, Vercelli, Asli, Novara e Tortona, posero le fondamenta della Giovine Italia. Alessandro l!i pontefice le benediva e dalla benedizione apostolica sorse ALESSANDRI A, la quale con Udii di paglia e mura di palafitte, sostenne f ira, sconfisse l’inganno sacrilego di Federigo e fiaccò l’urlo de suoi contornine tedeschi. Conciossiachè lo straniero fuggiva sempre iiciedulo e sgomentato dinanzi ie campane, i sassi e le coltella del popolo noslro, e in Italia noi ricondussero mai se non le arti e le frodi di gabinetti, di ministri e di re. Iniqui i re, iniqui i ministri, iniqui i ga-binelti: Viva l'Italia ed il popolo! Pigìi d Italia, domani è giorno di festa, ma non è festa di banchetti.* di canti e di tripudi; è festa d’ira, di vendetta e di sangue. Domani il sole è vampa lugubre del furore di Dio, l’aere è il fiato velenoso dell'umana rabbia. Domani, in piazza di s. Marco siringete le destre e giurate un giuramento terribile. Dal pinacolo di s. Marco egli sarà infiammato dalla gloria d’Italia e benedetto dalla giustizia di Dio. Giurale. Noi giuriamo l indipendenza, la libertà e l’unità d’Italia; morte ai tiranni, morte agli oppressori; noi li struggeremo col filo delle spade,