186 e nulla è più atto a coalizzare gli uomini che le idee grandi. Egli è il complesso, non la singolarità delle doli che Canno i popoli rispettati ed illustri. K come quello non può essere che degli stali grandi, cosi lo sviluppo, avvegnaché meraviglioso, ed ora per giunta moralmente impossibile di questa, non salvò e non potrà mai salvare i piccioli dalle ugne dei circostanti e prepotenti rivali. Noi, o Italiani miei tigli, ne abbiamo Catto lunga e dolorosa esperienza, ed ora ch’io vi parlo, nessuna è di voi, o mie città, che in onta le doli singolari, e le secolari vostre glorie, non mostri il marchio sanguinoso della schiavitù. È tempo di lavare questa macchia maledetta ed bilame, c nulla può abolirla in perpetuo salvo l’acqua della carità, della concordia e della devozione; l’omaggio che voi farete alla maggior sorella, Roma, sarà fecondo per voi di questo supremo ed eterno beneficio. Tenetelo nella memoria. La fusione di tutta Italia nella libertà’ e non nella schiavitù’. Sorgi adunque, o mio popolo, sorgi sulla vetta del tuo Campidoglio, leva, benedetta in Valicano, la bandiera della gran patria italiana; innalza la tua voce come il ruggito del lione di Giuda, sì che gli stranieri ed i tiranni l’ascoltino, e paura c spavento invadano quegli animi vili, e i peli tutti della loro carne inorridiscano. Percuoti col piede la gloriosa mia terra, ed ella ribollirà d’armi e d’armati. Stringetevi tutti, o mici popoli, attorno la croce della mia redenzione; scagliatevi serrati, concordi, innumerevoli e instancabili; un solo grido rimbombi dalla bocca dei ventiquattro milioni di martiri vivi, che si appellano dal mio nome, che parlano la mia sonante favella, che respirano il mio aere, che si scaldano al mio sole, che mi chiamano col dolce nome di madre; un grido solo che assordi come scroscio di valanga gli echi delle Alpi, che scorra come la vampa del fulmine le creste dell’Apennino, che risuoni come il fragore del tuono sovr’ambo i miei mari, e come terremoto scuota la valle lombarda, e scoperchi i sepolcri, e ne faccia risorgere i morti per aiutare le strage dei nostri oppressori^ guerra e vendetta, morte ai tiranni, via lo straniero ! Viva la Repubblica Italiana. Viva Roma, la santa citta’ e sede della Repubblica, una, grande, inviolabile. Per il Popolo Italiano N. C. GARONI. 25 Novembre. NELLE SOLENNI ESEQUIE ANNIVERSARIE A TUTTI I MARTIRI ITALIANI. IN SANTI GIOVANNI E PAOLO. Qui,non si pianga per la morte loro; Chi moriva così vissuto è assai : Qui non ghirlande di mortale alloro, Ma la preghiera che non muore mai.