/ ò ■ Comunque sia la cosa però, la sommersione forzata dì Vienna non è Un fatto compiuto. Il popolo che ebbe l’energia di resistere per tanti giorni ad un esercito forte per numero e per disciplina, in città non fortificala, e di disputare palmo a palmo il terreno, se anche rimane tisicamente sopraffatto, non per questo abdica le proprie speranze ed i proprii diritti. La democrazia viennese sorta net marzo con impetuosa energia esercitata nelle lotte continue di otto mesi, illuminata dall’uso fatto in questo tempo della libera stampa e della libera associazione, battezzata dal sangue e dall’eroismo di questi ultimi giorni, tenuta viva dall’insurrezione ungherese, la democrazia della capitale dell*Austria prepara al feroce Windischgràtz ed al suo padrone imbecille un governo assai malagevole. I difensori della libertà sorgeranno vigorosi in numero sempre più grande a rifare quelle barricate su cui morirono i prodi loro fratelli. Frattanto l’esercito di Windischgratz, oltre l’occupazione tempestosa di Vienna, dovrà continuare la lotta contro dell’Ungheria, ed in quella Cavalleresca nazione che si chiamò tante volte l’appoggio dei suoi sovrani, e il flagello dei suoi tiranni, incontrerà un nemico capace di fargli subire la sconfitta che toccò all’altro visir imperiale, il bano della Croazia. Per adesso adunque Ausil ia può dirsi disastrala più che mai, e non sapessimo come potesse quel governo comparire con pretese di dominio stabile nelle trattative, e come potesse distrarre truppe per combattere la guerra italiana. Ci pare evidente che Radetzky resta abbandonato colle sue forze, le quali sono anche paralizzale dalle discordie dei reggimenti ungheresi coi reggimenti croati, Gl’Italiani che vogliono l’indipendenza della patria non devono trascurare questa opportunità. Nessun pretesto per differire può essere ricevuto come una seria ragione. Che faranno i governi d’Italia? Riportiamo qui sotto un ordine del giorno del Generale in capo. Poco abbiamo da dire su questo proposito; noi abbiamo desiderato e desideriamo che le circostanze tutte relative ai fatti d’arme nei quali brillarono le nostre truppe, vengano conosciute. A ciò cooperiamo quanto è da noi, e ringraziamo coloro che ce ne forniscono i mezzi. Ma ci peserebbe mollissimo che le notizie a noi somministrate fossero meno clic verissime: per quanto, citate le sorgenti, la nostra responsabilità sia al coperto, ogni inesattezza ci dispiace, specialmente poi quando possa nuocere alla buona armonia, che deve sussistere fra tutt’i nostri difensori. Per la qual cosa, mentre noi abbiamo dovere c volontà di difendere la libertà della stampa in qualunque persona, crediamo che questa libertà non possa condurre almeno a violare la disciplina e l’ordine che è e deve essere il nerbo di ogni buon esercito. Del resto, crediamo che adesso tutti gli animosi soldati dell’indipendenza piuttosto che del metter in luce i meriti acquistati, si occuperanno energicamente dell’acquistarne sempre maggiori, e di illustrare con imprese brillanti il loro nome, e quello della patria.