08 Oggidì ritorniamo su questo argomento per rivolgere una preghiera all’Italia eh’essa non potrà respingere inesaudita senza rinnegare il principio per cui combattiamo. In quattro mesi, eh’è il tempo appunto assegnato dal Comune alla corrisponsione del nuovo prestito, la carta monetata ascenderà in Venezia a 4 7 milioni di lire. Una carta meglio garantita di questa non fu emessa giammai. Noi lo dicemmo fui dal primo apparire di quella coperta dalla iirma dei più cospicui ed onorati nostri concittadini; dobbiamo ripeterlo per la seconda^ che trova una ridondante cauzione nel materiale dell'intera città, ed insolida tutti i suoi abitanti. Ma Venezia non ha ancora una politica rappresentanza. Venezia si trova anche adesso in quello stalo eccezionale di transizione in cui necessariamente la colloca la guerra che essa combatte per tutta Italia. La sua moneta non ha corso legale negli altri Stati, c tanto meno legalmente lo avrebbe una moneta di carta. Ma l’Italia dovrebbe ricordarsi che la sua indipendenza è legata alla conservazione di Venezia; che Venezia fu quella che, lacerato l’armistizio Sa-lasco, assunse in sè la difesa della causa comune, e giurò per essa di vincere o di morire; che, perduta Venezia, l’indipendenza d’Italia sarebbe forse per sempre perduta; che ogni genere di sagrilìzio per questo line supremo Venezia s’impose e quasi da sola sostiene da lunghi mesi ed è disposta a sostenere più ancora — ma che questi sforzi tendenti alla salvezza comune tornerebbero vani senza la cooperazione di tutta Italia. La quantità di carta che nel periodo indicato verrebbe a circolare in Venezia, sarebbe eccessiva pei suoi interni bisogni. Venezia d’ altronde per sussistere ha duopo di derivare dagli altri Stali della penisola i generi di prima necessità. Sinora si prevalse del numerario : ma in seguito, diminuita la massa di questo, essa avrà mestieri di ricorrere al mezzo suppletorio della carta che il suo italianismo le ha suggerito. Tale sagace sua industria tornerebbe vana però se gli altri Stali Italiani non decretassero l’accettazione nelle loro casse e presso i privati di questa carta. Senza una tale misura per loro parte, Venezia troverebbe un nemico nei suoi stessi fratelli, mentre, lungi dal giovarla nelle sue angustie, la contrarierebbero nell’uso di quell’unico mezzo per cui essa può sostenersi. Fu per questo motivo che nel Comunale Consiglio venne proposto clic i governi italiani fossero dal nostro impegnati ad accettare la carta. E noi crederemmo far torto allo spirito da cui tutti gli Italiani devono andare animati in questa lotta comune tra il servaggio e l’indipendenza, tra la civiltà e la barbarie, se aggiungessimo altre parole per persuadere l’accoglimento della mozione del Municipio. La guerra è comune; nessuno può dubitarne. Comuni devono dunque essere i mezzi per sostenerla, ed il rifiuto della nostra carta dagli altri governi sarebbe una tacila dichiarazione di non voler cooperarvi che colle parole. — 11 giornalismo ila-liano, che diede tanti saggi a Venezia di sue simpatie, si unisca a noi per ottenerle questo necessario soccorso.