EGEMONIA DI VENEZIA 255 libertà sua in acque libere, non soggette allora a giurisdizione d’alcuno; la seconda, che si è aumentato e dilatato per legittime occasioni sopra le acque, dappoiché furono abbandonate da chi le possedeva e restavano senza padrone che vi avesse giurisdizione ; la terza, che è conservato con la forza dell’armi, con ispargimento di sangue, profusione di tesori, e tutto a cagione di rendere più sicura la navigazione; la quarta, che è confermato per una lunghissima consuetudine, il principio della quale supera ogni memoria. « Ma oltre quattro condizioni intrinseche ed essenziali, s’aggiungono altre tre che, sebbene non apportano ragione, servono a maggior decoro e manifestazione della verità, e sono queste : la prima, l’assenso di molti principi con implorar gli aiuti marittimi o chieder licenza di trasportar robe, o con pace o convenzione ; la seconda, il testimonio degli storici; la terza, l’attestazione ed approvazione de’ giureconsulti ». Il protezionismo di Venezia, il quale dapprima si esercitò sulle vie fluviali della vai padana e sull’Adriatico, prese poi proporzioni sempre maggiori, perchè, quando i confini si estesero fino alle Alpi, all’Isonzo e all’Adda, tale sistema fu applicato a tutti i sudditi; dai quali si pretese che « comprassero lane, cotoni, sete, zuccari, saponi soltanto dalla Dominante, non rizzassero manifatture fuori della dogana, nè usassero o spedissero merci se non passate per Venezia; talché, per